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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2011 alle ore 07:42.

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ROMA - Il cuore della riforma fiscale resta da un lato il graduale riequilibrio del prelievo dalle imposte dirette alle indirette («dalle persone alle cose»), dall'altro il riordino delle agevolazioni che sotto varie forme erodono consistenti fette di gettito. Trattandosi di una legge delega, vi saranno elencati i principi di fondo cui dovranno ispirarsi i successivi decreti legislativi, e certamente vi sarà un'indicazione precisa sull'Iva. In cantiere, tra le varie simulazioni messe a punto in questi giorni dai tecnici dell'Economia prende quota il possibile aumento di un punto dell'aliquota Iva del 20% e di quella agevolata del 10 per cento. Il relativo gettito servirebbe a coprire il taglio di 3 punti della prima aliquota Irpef (dal 23 al 20%), cui andrebbe aggiunta anche l'altra opzione allo studio che prevede di allineare alla stesso livello del 20% il prelievo sulle rendite finanziarie.


In subordine, fermo restando l'intervento sull'Iva, si potrebbe destinare il relativo gettito in parte alla riduzione dell'Irpef (avviando contestualmente un primo esperimento di quoziente familiare), in parte al taglio dell'Irap. Le cifre in gioco superano i 10 miliardi, e in ogni caso un qualsivoglia intervento che coinvolga le imposte indirette dovrà essere preventivamente concordato con Bruxelles, poiché l'Iva è un'imposta 'europea' a tutti gli effetti. Poi naturalmente occorrerà vigilare sul possibile impatto sui consumi e l'inflazione.


Alla fine del percorso, quando la riforma entrerà a regime, l'operazione potrà anche non essere a totale invarianza di gettito, così da rendere percepibile la riduzione del carico fiscale sui redditi medio-bassi. Ma si parla almeno del 2013, e poiché nel 2014 si dovrebbe raggiungere una posizione di sostanziale pareggio di bilancio («close to balance»), non dovrebbero insorgere obiezioni di sorta da parte della Commissione europea, la cui linea al momento resta che la priorità assoluta va accordata alla riduzione del deficit e del debito.


La manovra sull'Iva comporterà anche un probabile spostamento di beni da un'aliquota all'altra. Viene in soccorso per questo l'analisi dettagliata condotta per singole imposte dal gruppo di lavoro sulla riforma fiscale, guidato da Vieri Ceriani. Nel mirino vi sono le 480 forme di agevolazioni e sconti fiscali. L'aliquota agevolata del 10% viene applicata, ad esempio, ai servizi di ristorazione, bar e alberghi, che evidentemente sono classificati come settori ad alta intensità di lavoro, per i quali la Commissione Ue ammette appunto una tassazione ridotta. Vi rientrano anche i servizi per il tempo libero. Regime speciale anche per le vendite all'asta, per i produttori agricoli «in regime di esonero e per gli intrattenimenti e i giochi.


Da noi l'aliquota media Iva è del 15 per cento. Nel 2010 l'Iva di competenza economica (Iva netta) è stata pari a circa 96 miliardi. Gettito largamente inferiore a quello potenziale, se si considera l'alta evasione: il 51% dei contribuenti Iva è al di sotto di 15 mila euro e il 19% oltre i 35mila euro. In poche parole, la classe intermedia raccoglie 'solo' il 30% di dichiarazioni. Se si portasse l'aliquota implicita italiana al livello medio europeo (+0,9 punti di aliquota), il gettito totale crescerebbe di circa 5 miliardi.
D.Pes.

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