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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2011 alle ore 16:49.
Tenere cani legati a una catena troppo corta è a tutti gli effetti un maltrattamento, come tale punibile in base all'articolo 544-ter del codice penale. A precisare il senso della norma a tutela degli animali introdotta nel 2004, con la legge 189, sono stati i giudici del tribunale di Mondovì ai quali la Corte di cassazione, con la sentenza 26368 (si vede il testo su www.guidaaldiritto.ilsole24ore.com) ha dato definitivamente ragione, dichiarando inammissibile il ricorso del proprietario di tre cani di grossa taglia.
I fatti accertati
Sulla base di un sopralluogo era stato accertato che i tre animali «erano legati corti alla catena, tanto da presentare abrasioni al collo»; che l'unico riparo alle intemperie era costituito dalla pala di un trattore ; e, infine, che le bestie «si trovavano in mezzo al fango e ai rifiuti ferrosi». Pertanto, è stata riconosciuta la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi del reato sotto il profilo oggettivo. Quanto poi all'aspetto soggettivo, cioè le ragioni per le quali il padrone aveva lasciato i propri cani in quello stato, si è riscontrata una inutile crudeltà verso le povere bestie.
Una giustificazione non plausibile
È vero che in quel periodo l'uomo aveva difficoltà di movimento a causa di alcune fratture subite; ma non si trattava - per i giudici - di uno «stato di necessità» tale da giustificare l'abbandono dei suoi animali in quelle condizioni. Rientrando nella nozione di cui sopra ogni situazione che induca maltrattamento all'animale per evitare un pericolo imminente o per impedire l'aggravamento di un danno alla persona o ai beni.
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