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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2011 alle ore 07:59.
ROMA. C'è scritto 'lineare', si legge 'selettivo'. Il dispositivo della clausola di salvaguardia è tranchant: il taglio delle agevolazioni sarà 'lineare', così da assicurare alla riduzione del deficit 4 miliardi nel 2013 e 20 nel 2014. Domanda d'obbligo: la scure si abbatterà in modo uniforme sull'intero spettro di agevolazioni, bonus e sconti oggi esistenti, che stando all'ultima tabella sono saliti a quota 483, per un 'valore' di 161,2 miliardi? Se così fosse effettivamente, il taglio spazierebbe dalle detrazioni per i figli a carico al bonus per la ristrutturazione della casa, fino a colpire deduzioni di spese per asili nido, palestre? In realtà, ad un esame più attento della norma, si tratterà di un taglio tendenzialmente orizzontale ma nei fatti selettivo.
Ecco tutti i bonus a rischio voce per voce
Il dispositivo inserito nel decreto prevede che i regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale siano ridotti «del 5% per il 2013 e del 20% a decorrere dal 2014». E subito dopo: «Per i casi in cui la suddetta disposizione non sia suscettibile di diretta e immediata applicazione, con uno o più decreti del ministro dell'Economia, sono stabilite le modalità tecniche per l'attuazione della predetta riduzione, con riferimento ai singoli regimi interessati». Del resto, se si colpissero, ad esempio, le detrazioni per carichi di famiglia, per definizione il taglio non potrebbe essere lineare, poiché sottoposto al principio della progressività del prelievo in ragione del reddito dichiarato.
Altro indizio della possibilità di un intervento mirato e non lineare è dato proprio dall'attuale valore complessivo delle 483 voci che va oltre i 161 miliardi. Applicando al totale delle tax expenditures le percentuali del 5 e del 20% previste dalla manovra l'Economia sembra aver fatto una scelta prudenziale: nel 2013 i miliardi attesi dalla manovra sono 4 contro gli 8 potenziali, così come nel 2014 i risparmi sono 20 contro i possibili 32.
I margini per scegliere ed evitare effetti regressivi e fortemente penalizzanti dunque ce ne sono. Stando sempre attenti ai saldi da raggiungere almeno nel 2013, il taglio si dovrebbe concentrare sulla metà dei 161 miliardi oggi appostati dall'Erario per sostenere regimi agevolati, esenzioni, aliquote ridotte e incentivi al sistema produttivo.
Un elemento ulteriore che confermerebbe, almeno nelle intenzioni, di voler procedere con i tagli in modo selettivo arriva dalle dichiarazioni dello stesso ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ha più volte posto l'accento sulla necessità di dare un sostegno alle famiglie, soprattutto se a basso reddito e numerose.
Sotto l'aspetto più strettamente tecnico c'è poi da evidenziare che una riduzione lineare sull'attuale giungla di agevolazioni in molti casi sarebbe difficilmente praticabile se non addirittura impossibile. Nelle 483 voci, che peraltro sono cresciute all'indomani del decreto sviluppo (a fine maggio il censimento realizzato dal tavolo tecnico della riforma fiscale sull'erosione del gettito si fermava a 476) oggi compare di tutto: detrazioni e deduzioni, esenzioni e regimi agevolati, imposte sostitutive e aliquote agevolate.
La quota maggiore delle agevolazioni, comunque, si concentra proprio sulla famiglia. Complessivamente tra casa, sostegni al nucleo, il lavoro e le pensioni e altre misure di agevolazioni varie il totale è di 103,4 miliardi di euro. Ma tra queste le voci più significative, riportate nella tabella in pagina, si riferiscono ad esempio alla deduzione Irpef sulla prima casa (3 miliardi). Tagliarla o ridurla vorrebbe dire aumentare la tassazione sull'abitazione principale. C'è poi lo sconto del 36% (1,9 miliardi) nato soprattutto per far emergere il nero nelle ristrutturazioni edilizie. Ridurre l'appeal economico del bonus vorrebbe dire ridurre anche la convenienza al contrasto di interessi tra committente e chi esegue i lavori, con tutte le conseguenze sul fronte della lotta all'evasione.
Alle imprese e al sistema produttivo il monte agevolazioni fiscali porta in dote poco più di 10 miliardi. Di questi, 4,4 miliardi sono destinati a finanziare il cuneo fiscale Difficile, poi, tecnicamente applicare un taglio del 5 o del 20% su un'imposta sostitutiva come quella per il riallineamento dei valori civili e fiscali dei soggetti Ires.
Discorso a parte sull'Iva che oggi erode gettito per 38 miliardi. Ma attenzione quasi 37 sono destinati a finanziare le aliquote agevolate del 4 e del 10% applicate soprattutto sui consumi di beni di prima necessità o sull'acquisto prima casa.
A togliere da ogni impaccio l'Economia potrebbero essere lo stesso Governo e il Parlamento che avranno 24 mesi per attuare la riforma fiscale e assistenziale. Infatti secondo quanto prevede la norma inserita nella manovra il taglio non sarà effettuato se la riforma produrrà effetti per 4 miliardi nel 2013 e 20 nel 2014. Il che però a ben veder sta anche a significare che le tanto attese tre aliquote Irpef, così come l'abolizione dell'Irap o la semplificazione dei regimi assistenziali obbligheranno cittadini e imprese a rinunciare a 4 miliardi nel 2013 e 20 miliardi nel 2014.
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