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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2011 alle ore 12:33.

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Riduzione del numero dei parlamentari, istituzione del Senato federale e forma di Governo. Sono i punti chiave del ddl costituzionale per la modifica dell'architettura dello Stato approvato dal Consiglio dei ministri, durato quasi tre ore. Il Governo ha dato un via libera di principio, usando la formula "salvo intese". Vale a dire che l'ok è arrivato su un testo "aperto" e quindi suscettibile di modifiche. In ogni caso in 32 articoli, sono state gettate le basi per l'altra grande riforma da far viaggiare al fianco del federalismo fiscale.

IL PUNTO / Berlusconi, ultima chiamata per la leadership (di Stefano Folli)

L'accelerazione del Governo é probabilmente dovuta anche alle nuove pesanti polemiche sui costi della politica. Nella relazione che accompagna il ddl si spiega che «non sono da sottovalutare anche i benefici risvolti in termini di riduzione della spesa pubblica derivanti da una così significativa contrazione del numero dei parlamentari».

Resta tuttavia il gelo tra Pdl-Lega, anche se in Consiglio dei ministri non c'è stato nessuno strappo tra Silvio Berlusconi e il ministro dell'Interno Roberto Maroni, nel mirino del Pdl perchè "colpevole" dell'atteggiamento del Carroccio sul voto per l'autorizzazione alla richiesta di arresto del deputato del Pdl Alfonso Papa. L'assenza del leader della Lega Umberto Bossi aveva di fatto costretto il Cavaliere a rinviare l'atteso "faccia a faccia" chiarificatore, ma erano in molti tra i pidiellini, a credere che l'argomento sarebbe stato affrontato con i due dioscuri del Carroccio: Maroni appunto e Roberto Calderoli.

Invece la riunione del Consiglio, a quanto raccontano alcuni presenti, è stata caratterizzata da un clima sereno e cordialissimo. Il Cavaliere avrebbe chiesto di far pervenire i suoi auguri al Senatur, reduce da un'operazione e poi avrebbe invitato il titolare del Viminale a esporre «i brillanti risultati conseguiti dal governo nella lotta alla criminalità».

IL PUNTO / Berlusconi, ultima chiamata per la leadership (di Stefano Folli)

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