Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2011 alle ore 10:44.

My24

Silvio Berlusconi a più riprese torna sull'aumento dell'Iva, che tanti nel Pdl avrebbero preferito introdurre già ora per rendere meno pesanti i tagli previsti dalla manovra. Una «clausola di salvaguardia», l'ha definita il premier che può scattare per via d'urgenza, ovvero con un decreto, «in qualsiasi momento», come ha spiegato l'altro giorno a Parigi.

Una frase pronunciata non per creare suspense, bensì perché effettivamente ancora la decisione sul quando e sul quantum non è stata ancora presa. Anche perché la prima domanda a cui dover rispondere è: a cosa servirà l'eventuale incremento di «uno o due punti» dell'aliquota oggi al 20%? Nei piani iniziali di via XX Settembre le maggiori entrate derivanti dall'imposta sui consumi sarebbero dovute servire ad alleggerire i tagli agli sconti fiscali previsti dalla delega. Ma è ancora così?

«Per consolidare la ripresa servirà comunque un secondo tempo», anticipa Andrea Augello, senatore del Pdl e sottosegretario alla Funzione pubblica particolarmente attento all'evoluzione del dibattito parlamentare sulla manovra. L'Iva viene indicata come una sorta di jolly da cui attingere per venire incontro alle eventuali falle che dovessero aprirsi e anche per compensare l'impossibilità di rispettare alcune previsioni. L'opposizione continua a ripetere che la manovra è priva di copertura, che all'appello mancano almeno 4 miliardi. Se così fosse, un punto dell'Iva al 20% servirebbe giusto a compensare l'ammanco. Ci sono poi gli sconti sulle agevolazioni previste dalla delega e che scatteranno automaticamente, anche in questo caso si pensava all'Iva per attenuarne l'impatto.

Senza contare gli interventi sulla spesa. I ministri ad esempio già tremano all'idea dei tagli che gravano sui loro dicasteri: 7 miliardi nel 2012, a cui se ne aggiungono (per ora) altri 6 l'anno successivo. Poi ci sono i Comuni che comunque devono ridurre la spesa, cioè i servizi, per 4 miliardi.

«È inutile girarci attorno, siamo sull'orlo del baratro e copertura o non copertura serve un intervento strutturale e questo si traduce con due sole opzioni: pensioni o Iva, oppure tutte e due se volessimo pensare davvero anche a misure effettivamente funzionali alla crescita», sostiene perentorio Osvaldo Napoli, vicepresidente del Pdl alla Camera e al momento presidente Anci facente funzioni, particolarmente critico verso i tagli ai Comuni previsti dalla manovra. Napoli è tra coloro che l'aumento dell'imposta sui consumi (o in alternativa un intervento sulle pensioni di anzianità) l'avrebbe voluto fin da ora: «Ma tanto tra poco ci arriveremo, è inevitabile e lo sanno tutti».

La scadenza dovrebbe essere l'autunno, in concomitanza con la legge di stabilità e la delega fiscale. «Questa manovra apre un percorso – sottolinea Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario al Senato – e quindi prevedere fin d'ora una valvola di sicurezza, qual è l'Iva, è fondamentale anche perché, come purtroppo abbiamo visto quest'estate le variabili che possono influire non sono solo di origine interna, dunque meglio attrezzarsi». Nessuno dunque ritiene che questa manovra sia sufficiente. Tremonti ha spiegato al premier che l'Iva va preservata come un'ultima carta. E così sarà giocata perché entro la fine dell'anno i conti in un modo o nell'altro dovranno tornare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi