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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2011 alle ore 09:33.

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ROMA. Nessun dietrofront: Romani perde i fondi per la banda larga. L'ultima versione della legge di stabilità uscita dal consiglio dei ministri conferma che le telecomunicazioni perdono la quota dell'extragettito dell'asta per le frequenze che invece era inizialmente destinata al settore. Si tratta di circa 800 milioni. In particolare, il totale dell'extragettito (eccedenza rispetto ai 2,4 miliardi già destinati al Tesoro) ammonta a 1,6 miliardi e sarà così distribuito: 50% al fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato e 50% a un fondo nello stato di previsione del ministero dell'Economia che servirà ad attenuare i tagli ai vari ministeri, in particolare a sicurezza e difesa ed ambiente.

Romani aveva puntato con decisione a una quota di poco meno di 800 milioni per costituire una società mista pubblico privata che avrebbe dovuto realizzare la rete a banda larga di nuova generazione. Il tavolo è saltato quando Telecom Italia e Fastweb, principali player della fibra ottica, si sono sfilati puntando tutto su un progetto alternativo che ruota intorno a Metroweb, società milanese privata rilevata dal fondo F2i di Vito Gamberale. F2i a sua volta è partecipato con il 16% da Cassa depositi e prestiti, con la quale tra l'altro ha in comune il presidente: Franco Bassanini. Di qui l'idea, anche per comunicare l''armistizio' tra Romani e Tremonti, di archiviare il vecchio progetto, con i relativi fondi, dello Sviluppo economico e ripartire dal progetto Metroweb-F2i-Cdp, da aprire al massimo a un'ipotesi di project financing. Romani, in pratica, ha dovuto accettare il dirottamento dei fondi ma ha chiesto in cambio di poter almeno coordinare, a livello 'politico', il progetto banda larga. La mediazione tra Romani e Tremonti si è consumata nella mattinata di ieri, dopo un lungo confronto.

Nella sostanza, però, le scelte di investimento saranno private. Lo stesso Bassanini ieri ha precisato che a cablare le maggiori città e i distretti industriali italiani non sarà un soggetto pubblico-privato ma un player esclusivamente privato con investitori di lungo termine. Secondo Bassanini, l'intervento pubblico per la rete di nuova generazione «non potrà che essere complementare», indirizzato a risolvere «reali situazioni di digital divide».

Le prossime settimane saranno decisive per capire la reale portata dall'operazione che ruota intorno a Metroweb e se, oltre a Telecom Italia e Fastweb, entreranno nella partita anche Vodafone, Wind ed eventualmente altri operatori. Fastweb inoltre è pronta a entrare direttamente nel capitale di Metroweb, con una quota tra il 13 e il 15%.

Di certo, è sfumata la possibilità di impiegare i fondi dell'asta per le frequenze della banda larga mobile. Nella bozza originaria preparata dallo Sviluppo economico in vista del decreto crescita, si immaginava di destinare una parte delle risorse alla capitalizzazione e alle spese di gestione della società della rete, che sarebbe stata aperta a soggetti pubblici e privati. Un piano saltato e ormai superato dal progetto Metroweb. Allo stesso tempo, sfuma l'idea sostenuta dall'Authority per le comunicazioni e da una parte dei gestori di riservare una dote agli incentivi per la domanda, come bonus agli abbonamenti alla banda larga o ai quotidiano online oppure come sostegni per la diffusione degli smartphone.

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