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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2011 alle ore 09:14.

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Un ulteriore anticipo al 2012 per le pensioni rosa. Con un'accelerazione del meccanismo graduale per giungere a 65 anni nel 2015 o, al più tardi, nel 2018. È questa una delle ipotesi, già più volte avanzata nelle scorse settimane dal Pdl, che è stata ieri al centro della lunga e convulsa trattativa tra il premier Silvio Berlusconi e lo stato maggiore della Lega per trovare un compromesso su un nuovo pacchetto strutturale sulla previdenza.
L'innalzamento della soglia pensionabile di vecchiaia per le lavoratici private, al fine di equipararla a quella degli uomini (e delle dipendenti statali), è già stato oggetto di due consecutivi interventi nella scorsa estate e di altrettanti bracci di ferro tra Pdl e Carroccio. In entrambi casi la mediazione è stata raggiunta su percorsi abbastanza soft. Con la manovra estiva fu introdotta la misura per alzare l'età pensionabile delle donne del privato, ma solo dal 2016 per arrivare, con un processo molto graduale, a 65 anni nel 2028.

In occasione del cammino parlamentare della manovra, a settembre, si è riaperto il dibattito nella maggioranza, con il Pdl e il Tesoro che puntavano a far scattare l'intervento già dal prossimo anno con un tempistica più rapida (un anno in più di età ogni due). Anche in questo caso la Lega è però riuscita a imporre un anticipo di soli due anni, al 2014, lasciando invariato il percorso graduale ("conclusione" al 2016). Ora però il nodo della velocizzazione della stretta sulle pensioni rosa è tornato al pettine.
Il pressing della Ue ha costretto Berlusconi a tentare di riaprire il cantiere delle pensioni con l'obiettivo di alzare l'età effettiva di pensionamento. Il premier ha puntato su due carte: l'abolizione dei trattamenti di anzianità e l'innalzamento a 67 anni dell'età di pensionamento di vecchiaia. Una misura quest'ultima che riguarderebbe anche le donne. Di qui la necessità di avviare già nel 2012 il processo di graduale innalzamento della soglia.

Per la verità già da alcune settimane il Pdl ha cominciato ad esercitare un intenso pressing per rendere più corposo l'intervento sulle pensioni rosa nell'ambito di un'operazione a più vasto raggio sulla previdenza. Dopo una prima fase di perdurante irrigidimento, alla fine di settembre dalla Lega era arrivato quale segnale di apertura. Apertura che si sarebbe potuta concretizzare nell'ambito della discussione della delega assistenziale, già all'esame del Parlamento, che sembrava destinata a diventare la sede di un confronto a tutto campo sulle pensioni. Anche perché proprio attraverso la delega sull'assistenza il Carroccio puntava a far scattare un giro di vite sui trattamenti di reversibilità e una nuova stretta sugli assegni di invalidità.

In ogni caso, al momento, quello sulle pensioni rosa è rimasto l'unico intervento strutturale sulla previdenza della manovra di Ferragosto, anche con le correzioni del Parlamento. Una misura che non ha alcun impatto ai fini della riduzione del deficit da qui al 2013, anno del pareggio di bilancio, poiché comincerà a produrre i suoi effetti dal 2015, quando si risparmieranno 90 milioni. Poi si salirà progressivamente fino ai 720 milioni stimati nel 2021. A garantire qualche risparmio già dall'anno prossimo saranno solo le dipendenti pubbliche, per le quali il requisito scatterà da gennaio a 65 anni. Pochi fondi che sarebbero dovuti essere destinati a politiche per l'occupazione femminile e per la conciliazione e che, invece, la manovra di luglio ha assegnato ad altre finalità.
D. Col.
M. Rog.

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