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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2011 alle ore 09:09.

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Un piccolo spiraglio. È quello lasciato dalla Lega per ripristinare lo scalone Maroni per le pensioni di anzianità, almeno per quanto riguarda il cosiddetto primo "gradino": 62 anni di età e 35 di contributi. Magari anticipando al 2012 l'intervento. Su queste opzioni, così come su altre ipotesi, si è trattato fino a tarda notte in una cena ristretta a palazzo Chigi alla quale hanno partecipato Silvio Berlusconi, il ministro Giulio Tremonti e lo stato maggiore della Lega. Una cena organizzata dopo lo stop deciso del Carroccio alle due ipotesi di partenza: ricorso immediato a quota 100 (somma di età anagrafica e contributiva), con conseguente abolizione di fatto delle "anzianità", e un possibile innalzamento a 67 anni dell'età di vecchiaia entro il 2015; anticipo di quota 97 al 2012 per i trattamenti anticipati per arrivare alla loro soppressione nel 2015.
Il no della Lega è stato fermo, soprattutto sulla prima opzione. Ma il Carroccio non si è opposto a un'ulteriore valutazione notturna sull'eventualità di ritornare, almeno in parte, alla Legge firmata nel 2004 dall'allora ministro del Welfare, Roberto Maroni, e poi corretta due anni dopo dal secondo Governo Prodi con il sistema delle "quote".

Sul tavolo anche la possibilità di anticipare, e possibilmente velocizzare, il già previsto meccanismo per il graduale innalzamento a 65 anni della soglia pensionabile delle lavoratrici private, e di far scattare sempre dal 2012 il dispositivo che collega il momento dell'effettivo pensionamento all'aspettativa di vita. Due misure su cui il Carroccio potrebbe fare qualche concessione, in cambio di una stretta consistente sui trattamenti di reversibilità e invalidità. Possibile anche una valutazione su un contributo di solidarietà sulle 500mila baby pensioni ancora in pagamento e su un'estensione del metodo contributivo, a discapito del retributivo, per il calcolo delle pensioni.
Un ventaglio ampio di opzioni, dunque. Ma il passaggio decisivo resta quello sul freno alle anzianità, di fatto chiesto dalla Ue e su cui il premier si sarebbe impegnato a intervenire. L'ipotesi di quota 100 è considerata impraticabile dal Carroccio anche perché coinvolgerebbe pure i lavoratori che, per il pensionamento, possono sfruttare il solo canale dei 40 anni di contribuzione. Un canale utilizzato anche da chi ha meno di 60 anni di età, che assorbe circa due terzi dei trattamenti anticipati. Non a caso una stretta su questo versante potrebbe garantire oltre un miliardo l'anno di minor spesa. Se l'intesa venisse raggiunta solo sul "gradino" dei 62 anni per chi ha 35 anni di contributi, i risparmi sarebbero molto contenuti, visto che si tratterebbe sostanzialmente del solo anticipo di un anno di quota 97.

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