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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2011 alle ore 10:04.

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«Il nuovo redditometro non sarà utilizzato per accertamenti di massa. Sarà uno strumento di compliance». Dovrà supportare l'attività di accertamento del fisco sulle persone fisiche cercando di orientare i contribuenti a dichiarare al fisco un reddito "coerente" rispetto alla loro reale capacità di spesa. È questo il messaggio che il direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ha voluto lanciare a chiare lettere alle associazioni di categoria e ai professionisti nel corso della presentazione del nuovo strumento di controllo.
E anche a chi tra i presenti gli chiedeva di voler conoscere in questa fase di sperimentazione "la scatola nera" del nuovo redditometro per verificare la fondatezza dei risultati a cui giunge la procedura di calcolo, Befera ha risposto che «con il nuovo redditometro il Fisco avrà un approccio di verifica e di sola analisi del rischio di evasione».

Con il redditometro «avremo la possibilità di non scocciare – ha aggiunto Luigi Magistro, direttore centrale Accertamento delle Entrate – chi non merita di essere scocciato e non impiegheremo risorse inutilmente, quando c'è una grande massa imponibile da far emergere». La funzione matematica messa a punto si riferisce a cinque aree geografiche (Nord-Est, Nord-Ovest, Centro, Sud, Isole), 11 tipi di nuclei familiari e cento voci di spesa divise in sette categorie (si veda il grafico della pagina precedente).
Il nuovo strumento, come ha spiegato Giampiero Brunello, presidente e ad di Sose, da inzio novembre entra nella fase sperimentale in cui le associazioni di categoria ricopriranno un ruolo chiave per la bontà del test. Infatti, sulla base dei loro esempi che saranno chiamati a inviare a Sose in forma autonoma, il Fisco valuterà i risultati del nuovo strumento e «solo quando si avrà un elevato grado di affidabilità e attendibilità – ha detto Brunello – il software sarà reso disponibile». L'obiettivo sarà comunque quello di mettere a disposizione dei contribuenti il software per fine febbraio.

Intanto ieri Befera e Magistro hanno incassato il via libera delle associazioni di categoria e dei professionisti. Paolo Moretti, in rappresentanza del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, ha espresso apprezzamento per il «grande lavoro» svolto dalle Entrate e soprattutto per quanto dichiarato da Befera, ovvero che il nuovo redditometro è uno strumento di compliance e non uno strumento accertativo di massa. «Bene solo se non diventa, come gli studi di settore, una presunzione legale. Se sarà un accertamento automatico, allora sarà guerra», ha rilanciato Claudio Siciliotti, presidente dei dottori commercialisti ed esperti contabili, in diretta a Focus Economia su Radio24.
Per Antonio Vento, della Confcommercio, «l'abbandono del metodo induttivo di ricostruzione del reddito, per di più basato su un limitato numero di beni e il passaggio a uno strumento molto più sofisticato sul piano statistico e non finalizzato alla determinazione del reddito, bensì alla valutazione del rischio, rappresenta un importante passo avanti nella direzione della maggiore selettività e qualità dei controlli. Da valutare, sempre positivamente, la disponibilità dello strumento per l'autovalutazione da parte dei contribuenti. È importante che gli uffici dell'amministrazione, nel fare un uso attento del redditometro, «acquisiscano competenze e procedure che, esaltandone le qualità selettive, indirizzino l'applicazione sui soli soggetti a evidente ed elevato rischio», ha concluso Vento.

La Cna, con Claudio Carpentieri, ha accolto con favore la scelta finale delle Entrate secondo cui «il redditometro non verrà utilizzato come accertamento automatico e di massa, ma solamente quale ulteriore campanello di allarme per segnalare le posizioni a rischio evasione, peraltro graduando il rischio sulla base dell'ampiezza dello scostamento del reddito dichiarato». Gli aspetti più problematici – ha precisato Carpentieri – «li individuiamo nell'aggiunta di ulteriori oneri burocratici fiscali che potrebbero emergere dall'analisi della congruità al nuovo strumento nonché alle troppe limitazioni indicate dalla norma istitutiva alla possibilità di dare prova contraria».
«Serve un forte impegno – ha detto Andrea Trevisani della Confartigianato – e un'ampia sperimentazione per superare il vecchio redditometro datato e non più rispondente alla realtà sociale del Paese, per giungere a elaborare uno strumento che possa cogliere correttamente il reddito complessivo». Trevisani ritiene comunque molto più critico e difficoltoso il passaggio da strumento di compliance a strumento di accertamento della singola posizione come pure è necessario rendere trasparente il processologico-metodologico che sta alla base dei risultati.

Auto-sperimentazionedello strumento ritenuta di fondamentale importanza anche per Beniamino Pisano di Casartigiani: «La collaborazione delle associazioni di categoria in questa fase è di innegabile importanza anche se non possono trascurarsi le difficoltà che nella pratica potranno incontrarsi per il reperimento dei dati».
La Confesercenti, con una nota ufficiale, pur promuovendo l'avvio della sperimentazione, chiede: «a quando un redditometro sulla spesa pubblica?».

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