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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2011 alle ore 10:53.

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L'aumento di due punti delle aliquote Iva, sia ordinaria che ridotta del 10% (non si tocca la super-ridotta del 4%), viene disposto dal 1°settembre del 2012, con un possibile ulteriore aumento di mezzo punto dall'anno successivo. Può forse stupire che una simile misura venga annunciata con più di un anno di anticipo, avendo memoria dell'aumento dal 20 al 21% effettuato dalle ore 0 di un sabato mattina di settembre.

Ma l'anomalia stava in questa modalità che, spiegata ai componenti del successivo Comitato Fiscale europeo, aveva destato più di un sorriso, con il delegato ungherese che spiegava ai colleghi che, nel suo Paese, era stato già adottato un provvedimento con l'aumento a un anno e un altro a due. Ma questa disposizione deve essere accolta con un sospiro di sollievo, perché sostituisce la complicata norma del decreto legge 98 di questa estate, in base alla quale già dal 1° gennaio 2012 tutte le deduzioni e detrazioni avrebbero dovuto essere tagliate del 5%, e poi del 20% dall'anno successivo.

Oltre a tutto si prevedeva che una eventuale ricomposizione delle agevolazioni, sia fiscali che previdenziali, attuata entro il 30 settembre 2012, avrebbe rimesso tutto in discussione. Basti pensare al calcolo mensile delle paghe e alla necessità di rifare poi i conteggi. Con la nuova norma si dà tempo per questa operazione sino alla fine dell'anno prossimo, e se si riesce a riordinare la materia non ci saranno gli aumenti dell'Iva.

Il possibile intervento sulle aliquote, nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell'indebitamento netto dello Stato, porterebbe in ogni caso l'Italia vicino ai livelli massimi in Europa per quanto riguarda l'imposta sui consumi.
Solo alcuni Paesi hanno infatti l'aliquota ordinaria pari o superiore al 23 per cento: Grecia, Polonia, Portogallo e Finlandia sono attestate al 23%, la Romania al 24%, la Danimarca, l'Ungheria e la Svezia al 25 per cento.

Significativa è anche l'evoluzione in Italia dell'aliquota ordinaria Iva, partita nel 1973 con il 12%, per passare a quota 14% l'8 febbraio 1977, al 15% il 3 luglio 1980 per poi discendere (per la prima e unica volta) al 14% dal 1° novembre 1980 fino al 31 dicembre 1980, tornare al 15% il 1° gennaio 1981 per schizzare, poi, al 18% il 5 agosto 1982, con il suo maggiore incremento (3 punti) in una sola manovra.

Dopo un periodo di tregua durato sei anni, il 1° agosto 1988 si è registrato il passaggio al 19% e dopo 10 anni (il 1° ottobre 1997) l'aliquota ordinaria è passata al 20 per cento. Infine alla mezzanotte del 17 settembre 2011, dopo quattordici anni dall'ultima modifica, l'Iva ordinaria è passata al 21%, con adattamenti contabili che hanno creato non pochi problemi per gli operatori.

L'ultimo aumento elevato (3 punti percentuali) si era avuto oltre 29 anni fa, nell'agosto 1982, con il balzo dal 15 al 18 per cento.

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