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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2011 alle ore 08:15.
MILANO
Nessuna intenzione da parte della Commissione Ue di aprire una procedura di infrazione contro l'Italia sullo scudo fiscale. Una lettera della direzione generale per il Mercato interno della Commissione Ue, che porta la data del 28 novembre scorso, risponde a un'altra missiva di denuncia dello studio Conte e Giacomini di Genova, che nel 2009 aveva denunciato l'icompatibilità con la Ue della sanatoria dei capitali all'estero. La denuncia era sottoscritta da alcuni europarlamentari, fra cui Vittorio Prodi, Niccolò Rinaldi e Luigi De Magistris. I servizi della Commissione Ue proporranno (la decisione ultima non spetta a loro, ma all'Esecutivo comunitario) l'archiviazione della denuncia formulata dai legali genovesi se nel giro di un mese questi non manderanno controargomentazioni per far cambiare l'orientamento maturato a favore dello scudo. E secondo quanto annuncia Giuseppe Giacomini, che ha seguito la vicenda, una serie di argomenti a favore dell'illegittimità dello scudo arriverà nelle prossime settimane.
Tre gli argomenti affrontati dai tecnici di Bruxelles. Innanzitutto è stato affermato che non sembrano sussistere discriminazioni tra capitali detenuti all'interno del Paese e quelli collocati all'estero. I tecnici della Commissione, inoltre, precisano di non avere «prove irrefutabili» del fatto che lo scudo toccasse (eliminandoli) obblighi relativi all'Iva. Infine, l'argomento relativo al riciclaggio di denaro sporco, che, nelle contestazioni sollevate, lo scudo avrebbe potuto coprire. Anche in questo caso la lettera dice che «i servizi della commissione non hanno riscontrato prove sufficienti tali da comprovare che durante il suo periodo di validità lo scudo ha ostacolato il meccanismo di rendicontazione sulle attività di riciclaggio». La Commissione, anzi, segnala che ci sono «prove evidenti» del fatto che «durante il periodo in questione sono state segnalate numerose transazioni sospette da parte degli intermediari finanziari». La conclusione è, quindi, che «in assenza di sufficienti prove concrete e visto che l'impatto dello scudo fiscale si riduce gradualmente, la commissione non ritiene opportuno avviare un procedimento di infrazione sul regime di imposizione fiscale o sugli aspetti inerenti il riciclaggio di denaro».
Sulla questione già la direzione generale Concorrenza, con riferimento al tema degli aiuti di Stato, aveva comunicato un proprio parere preliminare nel quale segnalava che lo scudo non appariva in contrasto con la disciplina degli aiuti di Stato per il fatto che sembrava rivolta a persone fisiche e non a imprese. I denuncianti avevano invitato la Commissione a soprassedere (come è avvenuto) almeno fino alla pronuncia – ancora attesa – della sentenza della Corte di giustizia nella causa C-417/10, 3M Italia. La proposta sugli aspetti tributari e antiriciclaggio sarà quindi quella di archiviare il caso scudo a meno che non ci siano "controdeduzioni". Afferma Giacomini: «È evidente che, nei prossimi giorni, inoltreremo le nostre osservazioni per contestare le conclusioni esposte nella lettera e, mi sia consentito dire, la totale assenza di argomenti alla loro base». Facendo riferimento al cambio di Governo, Giacomini afferma: «Mi pare difficile capire quale ragione possa esistere oggi da parte dello Stato italiano per augurarsi che la Commissione possa "graziare" la normativa definita come scudo fiscale». Infatti, «la "condanna" dello scudo renderebbe legittima la riscossione dell'Iva su tutti i capitali scudati. Ciascuno scudante, rinunciando all'anonimato, dovrebbe poter dimostrare che il patrimonio oggetto dello scudo sia stato eventualmente costituito attraverso operazioni non assoggettate a Iva. In questo modo, fra l'altro, si supererebbe ogni problematica connessa alla retroattività del prelievo sui capitali scudati previsto dalla manovra».
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Il fascicolo
01|GLI AIUTI DI STATO
La direzione generale Concorrenza della commissione Ue aveva affermato che lo scudo non viola le regole sugli aiuti di Stato, ma aveva sospeso il giudizio in attesa di una pronuncia sul tema della Corte di giustizia (ancora attesa). La Dg Markt della Commissione ha anche escluso che ci fosse una discriminazione tra capitali in Italia e capitali all'estero
02|LE VIOLAZIONI SULL'IVA
I servizi della Commissione Ue hanno precisato di non avere «prove irrefutabili» del fatto che lo scudo toccasse (eliminandoli) obblighi relativi all'Iva. Secondo i legali dei denuncianti, però, lo stesso governo italiano aveva ammesso nel dicembre 2009 un impatto diretto della normativa sullo scudo in materia di Iva, assicurando istruzioni amministrative per evitare che questa circostanza potesse realizzarsi nella pratica. I legali denunciano, però, che queste istruzioni non sono mai arrivate
03|L'ANTIRICICLAGGIO
In tema di antiriciclaggio i servizi della Commissione hanno osservato di non aver riscontrato prove tali da comprovare che durante il suo periodo di validità lo scudo abbia ostacolato il buon funzionamennto dei meccanismi di rendicontazione antiriciclaggio. Anzi si segnala che si hanno prove che in quel periodo le segnalazioni antiriciclaggio da parte degli intermediari sono aumentate
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