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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2011 alle ore 08:13.

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Il filtro della finestra unica di uscita rallenta la corsa alla pensione. Nei primi 11 mesi del 2011 i pensionamenti calano complessivamente del 29,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Con una frenata più accentuata per i trattamenti di vecchiaia, che si riducono del 39,4% (94.216 pensioni in meno). In sensibile diminuzione anche gli assegni di anzianità, scesi dai 163.507 del 2010 a 130.640 (-20,1%), con una perdita di 'appeal' soprattutto del sistema delle «quote» (somma di età anagrafica e contributiva). Un rallentamento, quello fotografato dall'Inps, dovuto in gran parte all'innalzamento di fatto di un anno di tutti i requisiti di uscita per effetto della 'finestra mobile'. Che però non ha impedito all'asticella dell'età media di uscita dal lavoro di scendere ancora anziché salire: 60,2 anni contro i 60,4 anni del 2010 e i 61,1 del 2009. Quasi una conferma indiretta della necessità dei nuovi interventi strutturali, con decorrenza 1° gennaio 2012, inseriti dal Governo Monti nella manovra di Natale.

Lostessopresidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, in un colloquio con l'Ansa afferma che con la riforma Fornero è stato «messo in sicurezza il sistema: abbiamo verificato che prima la transizione era troppo lenta e l'età media si allungava troppo poco rispetto alla crescita dell'aspettativa di vita». Basti pensare che nel 2011 l'età media di uscita sul versante delle anzianità è stata di 58,5 anni per i lavoratori dipendenti e 59 per gli autonomi (media 58,7). Sul fronte della 'vecchiaia' lo scorso anno, quando ancora le donne potevano uscire a 60 anni (61 con la finestra unica) e gli uomini con 65 (66 con la finestra unica), non si è superata quota 62,3 anni per i dipendenti e 63,1 per gli autonomi (media 62,7). «Negli altri Paesi europei - sottolinea il presidente Inps - si esce dal lavoro più tardi e con tassi di sostituzione molto più bassi. A fronte del nostro 80% rispetto all'ultimo stipendio, in Germania ‐ fa notare ‐ chi va in pensione prende in media il 58,4% dell'ultima retribuzione».

Una distanza che dovrebbe ora ridursi con la riforma Fornero-Monti, che poggia sull'adozione del metodo contributivo a tutto campo, oltre che sull'addio alle 'anzianità' e sull'innalzamento dell'età media di pensionamento. In ogni caso già con la finestra unica, adottata dal governo Berlusconi, combinata con la quota 96 per le anzianità (60 anni e 36 di contributi o 61+35) ha prodotto una frenata dei pensionamenti. Nel 2011 sono infatti riusciti a uscire solo i lavoratori con i requisiti maturati nel 2010: per chi li ha raggiunti quest'anno è scattata la finestra mobile che ha rinviato tutti al 2012. E in questa caso, anche con l'entrata in vigore della riforma Fornero-Monti, l'uscita già 'acquisita' sarà garantita. Dai dati dell'Inps emerge che su 46.778 pensioni di vecchiaia attribuite lo scorso anno ai lavoratori dipendenti oltre 39.000 sono state erogate tra gennaio e aprile grazie alle uscite con le vecchie finestre (prima che diventasse pienamente operativa la finestra unica).

Nel complesso la contrazione dei pensionamenti ha ineteressato sia i lavoratori dipendenti (da 191.666 nel 2010 a 134.243 nel 2011, con un -29,6%) sia gli autonomi (da 27.501 a 20.137 per i coltivatori diretti, da 53.416 a 38.107 per gli artigiani, da 46.362 a 32.369 per i commercianti). E sempre gli autonomi hanno fatto registrare un calo più marcato delle uscite di 'anzianità' rispetto ai dipendenti.
Quanto all'intero flusso delle 'anzianità', due terzi dei nuovi trattamenti (84.205) sono stati liquidati sfruttando il canale dei 40 anni di contribuzione (senza alcun vincolo anagrafico). Sono invece usciti nel 2011 grazie al sistema delle quote (età più contributi) 46.435 lavoratori, poco più del 35% del totale.

Degli interventi adottati negli ultimi due anni beneficeranno anche i conti dell'Inps. Mastrapasqua ribadisce che nel 2011 il bilancio di competenza chiuderà in sostanziale pareggio. E la situazione è destinata a migliorare nel 2012 per effetto delle misure del decreto 'salva Italia', a partire dall'aumento delle aliquote contributive sugli autonomi, dal blocco dell'indicizzazione delle pensioni superiori tre volte il minimo e dal contributo di solidarietà sugli 'assegni d'oro'.

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