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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2012 alle ore 10:25.

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Estendere la responsabilità degli amministratori delle società anche ai reati tributari, così come utilizzare, là dove possibile, la confisca per sproporzione. Potrebbero essere due nuovi strumenti da utilizzare, al pari di quanto già avviene con il sequestro preventivo, nella delicata fase di tutela della pretesa erariale che segue gli accertamenti e le verifiche.

Lo ha sottolineato Bruno Buratti, Capo del III reparto operazioni del Comando generale della Guardia di Finanza, chiudendo ieri in Commissione bicamerale di vigilanza sull'anagrafe tributaria, il botta e risposta con senatori e deputati sul funzionamento dell'anagrafe.

Dalle risposte formulate da Buratti, inoltre, emerge anche come la tracciabilità sull'uso del contante resti l'arma più efficace nella lotta all'evasione fiscale. E per quanto riguarda la cosiddetta "evasione di sopravvivenza" le Fiamme Gialle ricordano che la solvibilità del contribuente sottoposto a controllo resta uno dei parametri presi in considerazione nell'analisi dei soggetti da sottoporre a verifica.

«Il processo di recupero delle somme sottratte al fisco - precisa Buratti sulla tutela della pretesa erariale - si compone di più fasi. Su quella investigativa siamo ormai all'avanguardia. Ora occorre evitare che la ricchezza fatta emergere non si dissolva in poco tempo». Occorrono per questo strumenti di garanzia, così come già accade con il sequestro preventivo esteso «con successo» anche nel contrasto alle violazioni fiscali. E alla luce della sua esperienza operativa Buratti pensa a una possibile estensione ai reati tributari della legge 231 sulla responsabilità degli amministratori delle società così come del sequestro per sproporzione.

Sulla tutela della pretesa erariale, il Capo del III reparto, pone l'attenzione anche sui tempi spesso ristretti (un anno) per la cancellazione dal registro delle imprese per quelle in procedura di fallimento. Termine sfruttato spesso da chi mette in atto frodi: «per tutelare eventuali crediti vantati dallo Stato per imposte dovute e non versate – precisa Buratti – si potrebbe valutare la possibilità di ampliare i termini per la dichiarazione di fallimento».

Sulla tracciabilità a mille euro del contante è lo stesso presidente della Bicamerale, Maurizio Leo (Pdl), a sottolineare che strumenti di questo tipo dovrebbero sempre tener conto della possibile asimmetria delle regole adottate in Italia con quelle degli altri Paesi. «La norma sulla tracciabilità – ha sottolineato Leo – sta già provocando pesanti contraccolpi ad alcuni operatori italiani, come case d'arte, orafi e gioiellieri che hanno registrato una forte contrazione delle compravendite. La causa va ricercata anche nella sensibile diminuzioni di investitori esteri non più attratti dall'Italia e non tanto per i prodotti made in Italy, ma piuttosto per le restrizioni sull'uso del contante». Una possibile soluzione, ha aggiunto Leo, «potrebbe essere quella di tracciare all'ingresso il contante facendo registrare su un'apposita certificazione l'importo al seguito dell'investitore estero.

Saranno poi gli operatori commerciali a registrare e scalare sullo stesso documento rilasciato all'ingresso gli importi utilizzati negli acquisti».
Buratti ha condiviso l'allarme lanciato da Leo senza bocciare a priori la valutazione di possibili deroghe: «la priorità resta la prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario per scopi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo». In sostanza non c'è nessuna guerra santa e preconcetta al contante, al massimo si dovrà vigilare attentamente su possibile deroghe che come spesso accade «lasciano sempre spazi a possibili utilizzi illeciti della loro funzione». Che la guardia non possa essere abbassata lo dicono anche i risultati di un monitoraggio sulla distribuzione territoriale delle banconote di grosso taglio: le province in cui sono utilizzate maggiormente le banconote da 500 euro sono quelle "frontaliere" (Como-Lecco, Forlì-Cesena-Rimini), situate in prossimità del confine con piazze estere sensibili in termini di attrazione di capitali (Svizzera e San Marino).

(M.Mo.)

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