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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2012 alle ore 08:16.

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MILANO
Le tariffe? Un ricordo. Le società di capitali? Sdoganate quasi ovunque. L'accesso alla professione? Deregolamentato in quasi tutti i mercati. Nel pieno dell'operazione "liberalizzazione delle professioni" varata dal governo Monti, gli avvocati si confrontano con i paesi del vecchio continente e con l'organizzazione statunitense per scoprirsi a metà del guado.
La comparazione tra sistemi giuridici è stata al centro del seminario organizzato ieri pomeriggio dall'Ordine di Milano – Commissione rapporti internazionali e comunitari – nel primo degli appuntamenti per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, appuntamento che tra l'altro questa mattina registrerà la protesta ufficiale di tutti i presidenti dei Consigli forensi nazionali proprio sul tema della liberalizzazione. Il presidente milanese Paolo Giuggioli ha ribadito a questo proposito che l'opposizione della categoria sarà dura e più che mai argomentata contro il tentativo di destrutturare l'argine della difesa dei diritti fondamentali dei cittadini.
Anche nell'ultimo baluardo pubblicistico della tradizione forense – la Germania – dove le tariffe sono ancora stabilite per legge (ultimo ritocco nel '94, ma entro il 2013 arriverà un incremento del 19%) le società di capitali per studi legali sono ammesse, ha detto Stefan Grigolli, sia Srl sia Spa, unico limite la maggioranza deve essere detenuta da avvocati. Ma i tedeschi hanno lavorato duro sull'abilitazione: tirocinio di due anni fissi, poi massimo di due tentativi per l'esame di Stato. Risultato, 178mila legali per 82 milioni di abitanti, garantiti nel lavoro e negli onorari. Cornice simile in Austria, dove il tariffario di riferimento è federale, vige il divieto del patto quota lite, le società di capitali sono frequenti ma con il divieto di Spa. Tariffari spariti invece dalla Svizzera, ultimo a cedere era stato il Canton Ticino (2008) in virtù dell'unico Ordine di diritto pubblico insieme al Canton Giura. Soppressi da tempo anche gli Albi, sostituiti da un organo di vigilanza. Nella Confederazione, ha detto Niccolò Salvioni, operano 80 studi-società di capitali dove lavorano circa 900 legali, il 9% degli attivi. Ai clienti non si fa il preventivo, ma solo una spiegazione sulla redazione della parcella, attività che «fa perdere tempo e talvolta anche il potenziale cliente». In Svizzera, infine, esercitano 358 avvocati comunitari, quasi la metà dei quali tedeschi.
All'estremo liberista nella vecchia Europa c'è la Spagna, dove dal 2009 praticamente tutto è lasciato alla libera contrattazione e gli Ordini possono fornire solo pareri non vincolanti. Anche qui, libertà alle società di capitali e multidisciplinari, con la garanzia che la maggioranza deve appartenere a «soci non capitalisti», ha detto Hector Sbert. Quanto agli Usa, regna quasi ovunque l'accordo scritto con il cliente, ma il contingent fee è proibito nella cause penali e familiari, mentre la flat fee (forfait) si applica solo ai clienti abituali e per non più di sei mesi. Ma sull'indipendenza dei legali la Bar Association è intransigente: nella proposta di liberalizzazione che sta vagliando, gli investitori di capitale negli studi possono essere solo individui (non società), le azioni di studi legali non possono essere offerte al pubblico e non è consentito avere «soci passivi», cioè che non siano avvocati, ha sottolineato Gisella Levi Caroti, da 26 anni professionista negli Usa. Tassativamente escluso che l'avvocato possa dividere il compenso con dei "non-avvocati".
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