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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2012 alle ore 06:43.

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«La riforma della previdenza (legge 212/2011) impone alle casse di garantire l'equilibrio dei conti da qui a 50 anni. L'adozione del contributivo è una possibilità, non un obbligo, per garantire la tenuta dei bilanci nel lungo periodo». Paola Muratorio, presidente di Inarcassa, l'ente di previdenza di ingegneri e architetti, introduce il workshop su "Contributivo, esperienze internazionali a confronto". Lo fa con grande pacatezza, anche se il seminario, ieri a Roma al centro congressi Angelicum, precede due giorni di confronto con i delegati della cassa su quello che sarà il futuro assetto dell'ente.
La giornata di ieri è il prologo per mettere i delegati in condizione di capire le implicazioni del sistema retributivo e le caratteristiche del calcolo contributivo. L'elemento di fondo è partire dalla platea demografica. «Il 46,4% degli iscritti a Inarcassa – spiega Muratorio – ha meno di 40 anni. Molto elevata la quota di donne: tra i nuovi iscritti le donne sono la metà se si considerano gli architetti, mentre il rapporto è di una ogni quattro per gli ingegneri». L'altro elemento è costituito dal reddito medio della popolazione professionale, calato di oltre il 16% tra il 2007 e il 2010, ma la riduzone tocca il 20% tra gli architetti. Qualunque sia la scelta del sistema di calcolo, Muratorio chiede al governo di operare affinchè riparta il mercato del lavoro, che è tra i presupposti della previdenza. Il quadro economico (alto debito pubblico, perdita di competitività, invecchiamento della popolazione) che ha dettato la riforma previdenziale è illustrato da Daniele Franco, direttore centrale dell'area ricerca economica e relazioni internazionali di Bankitalia. Tocca però ad Alessandro Trudda (Università di Sassari) e Sergio Nisticò (Università di Cassino) illustrare il sistema contributivo. «Il patto intergenerazionale, che ha consentito la nascita dei sistemi previdenziali, è in crisi perchè si sta esaurendo il bonus demografico che consentiva di mantenere qualsiasi promessa. Il ripristino del patto intergenerazionale – spiega Nisticò – è ineludibile per qualsiasi progetto previdenziale. Se il contributivo vuole garantire la sostenibilità definitiva di uno schema previdenziale deve rispettare alcune condizioni: scegliere in modo appropriato il rendimento dei conti individuali, legare l'indicizzazione ai rendimenti che di anno in anno saranno accreditati sui montanti di tutti gli iscritti, infine stabilire coefficienti di trasformazione specifici per ogni coorte che si avvicina al pensionamento».
Il confronto internazionale passa attraverso le esperienze svedesi (sistema contributivo con età di pensionamento flessibile da 61 anni con possibilità di percepire anche solo una quota della pensione e, contemporaneamente, di continuare a lavorare) e spagnola (riconferma del retributivo con aumento molto graduale dell'età per la pensione). Testimoni: Ole Settergren (Agenzia svedese per le pensioni) e Carlos Vidal (Università di Valencia). A conclusione, c'è l'intervento dei politici: Tiziano Treu (Pd) e Antonino Lo Presti (Terzo Polo). Treu sollecita la Cassa a un confronto sulla riforma aperto e senza pregiudiziali. Lo Presti conferma che, grazie all'intervento del parlamento, nei bilanci tecnici a 50 anni le Casse potranno tener conto anche degli interessi sugli investimenti.
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