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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 21:58.

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Davide contro Golia. O meglio, Thomson Reuters contro Goria. La questione scoppiata oggi tra il giornalista economico de Linkiesta Fabrizio Goria e l'agenzia di stampa Thomson Reuters ha infuocato il dibattito della Rete sull'attualissimo fronte legale relativo al diritto d'autore nella pubblicazione delle notizie attraverso social network e social media. L'agenzia di stampa anglo-americana ha infatti accusato Goria di pubblicare in modo illecito i lanci dell'agenzia riservati ai clienti che pagano una sottoscrizione attraverso il proprio profilo sul social network Twitter, seguito da quasi 15mila utenti.

Sottoscrizione pagata da Goria, ma non dagli utenti del social network in grado di accedere ai titoli in modo gratuito. A uno scambio di email intenso tra l'agenzia e il direttore del giornale Jacopo Tondelli sono seguite le scuse ufficiali al giornalista (arrivate in serata), che si è difeso spiegando la sua versione dei fatti in un lungo articolo. La questione sollevata da quello che la Rete ha ormai adottato come il "caso Goria", scoperchia tuttavia un fronte legale ampio, in cui la normativa applicata che risale al 1941 non è assolutamente al passo con la tecnologia.

«Dovrà applicarsi al contemporaneissimo Twitter un articolo della legge d'autore che, al massimo, aveva previsto la radiofonia», commenta Diego Rigatti, socio dello studio legale Orrick specializzato in diritto Internet. Ma, continua il professionista, le regole restano le stesse. Se è vero che si puó riportare una parte anche sostanziale di un articolo, a patto di citare testata, numero, data e autore, il caso specifico della citazione di un lancio di un'agenzia come la Thomson Reuters è sorprendentemente coperto da una norma ad hoc.

«L'articolo 101 della legge sul diritto d'autore (633/1941), che permette di riprendere lanci d'agenzia dopo 16 ore dalla relativa pubblicazione. Il tutto a patto che tali "scippi" non siano ripetuti e sistematici, nel qual caso l'interesse pubblico alla libera circolazione delle informazioni soccombe di fronte alla tutela della corretta concorrenza nei confronti di un'agenzia che, per la prestazione dei propri servizi, investe ingenti energie e risorse, e si sostiene grazie alle notizie che pubblica», spiega l'avvocato. Eppure, anche se la lettura della norma sembra spostare l'ago della bilancia a favore dell'agenzia, gli avvocati ammettono che le sfumature e l'attualità del caso rendono la valutazione complessa. Ernesto Belisario, fondatore dello studio specializzato in proprietà intellettuale E-lex, che ammette di avere seguito la vicenda direttamente sul social network attraverso l'ashtag #Rters, divide i "cinguettii" in due gruppi.

«Nel caso dei retweet di articoli postati originariamente dall'agenzia di stampa non mi sembra ci possano essere limitazioni di alcun tipo: il privato o l'azienda che si registrano su Twitter ne accettano le condizioni e le funzionalità», spiega. Più complesso invece il caso in cui si debba applicare la legge d'autore. «Tuttavia, non credo che la disposizione sarebbe applicabile, nel caso in questione mancano sia la "diffusione sistematica", in quanto soltanto alcune notizie sono riprese, sia lo "scopo di lucro"», aggiunge Belisario. Ancora più complessa la valutazione, se si considerano le finalità di Goria nella diffusione dei contenuti, in molti casi commentati e condivisi dagli utenti.

«L'articolo 70 della legge sul diritto d'autore stabilisce che è libera la riproduzione di articoli giornalistici per la sola finalità di critica, discussione o insegnamento e sempre che l'utilizzazione dell'articolo non sia finalizzata allo svolgimento di un'attività economica», spiega Camilla Manfredi, responsabile del dipartimento di proprietà intellettuale dello studio Roedl & Partners, aggiungendo che l'utilizzazione del materiale riprodotto non deve costituire concorrenza all'uso dell'opera riprodotta. Concorrenza che tuttavia la Reuters sembra avere accettato proprio con la presentazione delle scuse al giornalista italiano.

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