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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2012 alle ore 06:41.

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ROMA
La massa di dati che il Fisco si prepara a chiederci per contrastare l'evasione «non può non preoccupare». Anche perché quelle informazioni dovranno essere acquisite «indipendentemente da ogni indagine» nei confronti dei contribuenti. Così facendo, però, si agisce trattando i cittadini da sudditi, perché «è proprio dei sudditi essere considerati dei potenziali mariuoli. È proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili violatori delle leggi. In uno Stato democratico, il cittadino ha diritto di essere rispettato fino a che non vìoli le leggi, non di essere sospettato a priori».
A puntare il dito contro le nuove forme di controllo preventivo è stato ieri il Garante della privacy, Francesco Pizzetti, che ha illustrato il bilancio dei sette anni di attività del collegio, il quale lascerà l'incarico entro il prossimo 18 aprile. Pur comprendendo le ragioni che hanno indotto il Governo a contrastare la piaga dell'evasione fiscale con il potenziamento del sistema Serpico, in grado di passare al setaccio i più piccoli movimenti finanziari dei contribuenti, Pizzetti ha però sottolineato che questo significa produrre «strappi forti allo Stato di diritto e al concetto di cittadino che ne è alla radice».
Si tratta, ha aggiunto, «di una fase di emergenza dalla quale uscire al più presto», se non si vuole che «anche lo spread fra democrazia italiana e democrazie occidentali» sia destinato a crescere. La china intrapresa è rischiosa, perché «può condurre a fenomeni di controllo sociale di dimensioni spaventose». D'altra parte, «le vie dell'inferno – ha ammonito il Garante – sono lastricate di buone intenzioni». Dunque, «attenzione alle liste dei buoni e dei cattivi. Attenzione ai bollini di qualunque colore siano». Il riferimento è alla proposta del direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera, di assegnare agli esercizi commerciali in regola con il Fisco un "certificato" visibile di buona condotta. Una sorta di bollino, appunto.
Il problema di super-cervelloni sempre più potenti è anche quello della sicurezza. Sotto questo punto di vista la pubblica amministrazione, per quanto ora più sensibile al problema della privacy, non è affidabile. Si pensi alla grande quantità di dati personali utilizzati dal sistema giudiziario e, ha affermato Pizzetti, «alla facilità con la quale spesso possono essere conosciuti anche da chi non ne ha nessun diritto». Problema che riguarda, in particolare, i tabulati delle intercettazioni, questione irrisolta e sulla quale Pizzetti ha chiesto una «parola chiara» da parte del legislatore. Falle di sicurezza analoghe, però, presentano gli archivi di polizia, che «non si può dire siano protetti adeguatamente da accessi illegittimi».
Accanto ai problemi a cui mettere mano e alle sfide future (quella della rete è la principale), il bilancio di sette anni riserva anche aspetti confortanti: la cultura della privacy «si va radicando nel nostro Paese» e il Garante non è più visto solo come un peso. In particolare, dalla pubblica amministrazione, mentre le imprese restano diffidenti. Ne sono la prova le pressioni, ha spiegato Pizzetti, per ottenere pesanti esenzioni dalla protezione dei dati o per attuare strategie di telemarketing sempre più aggressivo, grazie anche al totale insuccesso del registro delle opposizioni. Un comportamento che finisce per trasformarsi «in prepotenza e danneggia anche le imprese».
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L'anticipazione
Sul Sole 24 Ore di lunedì 12 marzo sono state anticipate le indicazioni del bilancio di fine mandato del garante della privacy, Francesco Pizzetti, che ha messo in luce le criticità del sistema in una fase di super-archivi
Le indicazioni
01|FINE MANDATO
Il collegio del Garante della privacy (Francesco Pizzetti, presidente, Giuseppe Chiaravalloti, vice, Mauro Paissan e Giuseppe Fortunato) si è insediato il 18 aprile 2005 e il prossimo 18 aprile terminerà i sette anni di mandato. La nomina del nuovo collegio spetta al Parlamento: due componenti sono designati dalla Camera e due dal Senato
02|L'ATTIVITÀ
Nel corso dei sette anni sono stati diversi sia gli interventi del Garante sia i settori presi in considerazione. Nei confronti della pubblica amministrazione l'Autorità ha operato per innalzare il livello di protezione dei dati gestiti negli uffici pubblici e per dare indicazioni, con apposite linee guida, di quali informazioni si possono comunicare e quali, invece, vanno tutelate. In campo privato, il Garante è intervenuto più volte per chiarire l'uso dei dati personali sui luoghi di lavoro, dal controllo delle mail all'utilizzo dei dati biometrici per l'ingresso in azienda. Diversi anche i provvedimenti per regolamentare il sempre più diffuso ricorso alla videosorveglianza in chiave di sicurezza, così come i provvedimenti in ambito sanitario, dalle ricette a prova di privacy, al rispetto della riservatezza dei pazienti ricoverati negli ospedali
03|LE PARTITE APERTE
Oltre ai vecchi problemi ancora irrisolti, la vera sfida per la privacy è la rete. Proteggere i dati personali su internet, garantire il diritto all'oblio alle informazioni non più di pubblico interesse, studiare regole per garantire la riservatezza sui social network o da parte dei motori di ricerca, trovare una nuova disciplina del diritto di autore sul web. Problematiche che possono essere affrontate e risolte solo attraverso un confronto internazionale

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