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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2012 alle ore 18:14.

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Dopo il via libera, sia pure di bandiera, soltanto due giorni fa, da parte del Parlamento europeo al matrimonio gay, la Cassazione ha fatto oggi un altro importante passo avanti verso il riconoscimento delle unioni dello stesso sesso. Infatti, pur bocciando la richiesta di trascrizione delle nozze celebrate nei Paesi Bassi da una coppia omosessuale di Latina, ha riconosciuto che la diversità di sesso non è più un presupposto «indispensabile» per avere diritto alle tutele di legge. Per gli ermellini, sentenza 4184/2012 (il testo su www.guidaaldiritto.ilsole24ore.com), la relazione stabile di una coppia omosessuale deve essere ricondotta alla nozione e, appunto, alle tutele proprie della «vita familiare», al pari di una qualunque coppia eterosessuale. E le associazioni gay e lesbiche già plaudono ad una sentenza definita «storica».

Da Latina a L'Aja e ritorno
Il caso è quello di due uomini che si erano sposati nel 2002 a L'Aja ed avevano poi chiesto la trascrizione del certificato di nozze, come atto pubblico, al comune di Latina dove sono residenti. Dopo il rifiuto del Comune «in forza di precise istruzioni impartite dal ministero dell'Interno» e sulla base del Dpr 396/2000 che vieta la trascrizione di atti contrari all'ordine pubblico, la coppia ha fatto ricorso prima in Tribunale e poi alla Corte d'Appello di Roma, perdendoli però entrambi.

La serie di ricorsi
Ma la doppia sconfitta non è bastata a fermare la coppia nella sua volontà di ottenere dallo Stato italiano il riconoscimento della loro unione. Da qui l'ulteriore istanza in Cassazione, dove la Prima Sezione Civile ha sì confermato la non trascrivibilità dell'atto ma, con una sentenza di 76 pagine, ha superato una radicata giurisprudenza in materia.

L'adesione alla Cedu muta il quadro
Per la Cassazione, ad aver cambiato il quadro è l'adesione dell'Italia alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la mutazione del contesto sociale. L'articolo 12 della Cedu, così come costantemente interpretato dalla Corte di giustizia Ue, infatti «ha privato di rilevanza giuridica la diversità di sesso dei nubendi». Ragion per cui, prosegue la Corte, anni di giurisprudenza secondo la quale la diversità di sesso è, insieme alla manifestazione della volontà, il requisito minimo «indispensabile» per «la stessa esistenza del matrimonio civile», non è più adeguata alla «attuale realtà giuridica». Sgombrando così il campo dalla concezione per cui si era di fronte ad un presupposto «per così dire naturalistico, della stessa esistenza del matrimonio».

L'inidoneità a produrre effetti giuridici nell'ordinamento
Dunque se il matrimonio omosessuale è intrascrivibile ciò non dipende più dalla sua «inesistenza» e neppure dallo sua «invalidità» ma unicamente dalla «inidoneità a produrre qualsiasi effetto giuridico nell'ordinamento italiano». Non essendo riconosciuto dalla legge del Belpaese.

La tutela giurisdizionale anticipa la legge
E facendo un altro balzo in avanti gli ermellini hanno riconosciuto alle coppie gay «quali titolari del diritto alla vita familiare» anche quello di «adire i giudici comuni per far valere […] il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata» e eventualmente di sollevare anche le «eccezioni di illegittimità costituzionale delle disposizioni vigenti […] in quanto ovvero nella parte in cui non assicurino detto trattamento». Così, indicando quasi una strada.

La reazione dell'Arcigay
Sentenza storica per le associazioni gay e lesbiche. Per Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay, sono almeno tre i punti cruciali: il riconoscimento alla vita familiare, già espresso dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nel 2010. La conferma di quanto detto dalla Consulta nel 2010 riguardo il diritto a vivere liberamente una condizione di coppia con la possibilità di ricorrere ai giudici a prescindere dall'intervento del legislatore in materia. Ma soprattutto la parte in cui si ritiene superata la diversità di sesso degli sposi.

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