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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2012 alle ore 06:44.

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Se la squadra è lontana una sola firma in questuraSe la squadra è lontana una sola firma in questura

È una vessazione obbligare un tifoso, inserito nelle black list del Viminale, a firmare due volte nel corso della partita, quando la sua squadra del cuore gioca fuori dalla regione di residenza. La Corte di cassazione, con la sentenza 12510/12, depositata lo scorso 3 aprile, invita a non accanirsi inutilmente contro i supporter sottoposti al Daspo, cioè il divieto di accedere ai luoghi dove si svolgono le manifestazioni sportive.

Sono circa 5mila, in Italia, i tifosi (in grande maggioranza del calcio) bollati come indesiderabili in seguito a provvedimenti amministrativi, giurisdizionali o internazionali. Un "marchio" che impone di presentarsi negli uffici di polizia durante lo svolgimento degli incontri per dimostrare l'effettiva lontananza dallo stadio.

Nel mirino dei giudici della terza sezione penale è finito però l'obbligo di doppia firma, considerato vessatorio perché imposto anche quando la squadra, nel caso specifico il Monza, giocava in trasferta in un'altra regione.

A rendere inutile una doppia presenza del tifoso negli uffici di polizia – richiesta trenta minuti dopo l'inizio del match e trenta prima della fine – erano i molti chilometri messi tra il soggetto in questione e i suoi beniamini. Una distanza che neppure con la forza della passione poteva essere colmata nel giro di meno di un'ora (a parte il caso, non certo frequente e che si può escludere quasi sempre a priori, di possibili tempi supplementari).

I giudici sottolineano che l'ordinanza di convalida del provvedimento impugnato era totalmente priva delle motivazioni utili a spiegare la necessità di una "rafforzata" limitazione della libertà.

Raccolta dunque la protesta dell'hooligan nostrano, la Cassazione finisce per "bacchettare" il Gip che aveva convalidato un'ordinanza in cui non venivano date spiegazioni in merito a una cautela considerata irragionevole. Si ricordano, tra l'altro, precedenti casi nei quali erano state censurate decisioni che imponevano l'obbligo della doppia o tripla firma senza spiegare perché era considerato insufficiente, per la tutela dell'incolumità pubblica, prevedere una sola "visita" del tifoso al posto di sicurezza.

«In tema di misure volte a prevenire fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive - si legge nella sentenza - l'obbligo di duplice presentazione all'autorità di Ps non è legittimamente imposto laddove, in ragione della distanza del luogo di competizione da quello di presentazione, non sia in ogni modo possibile, per l'interessato, raggiungere il luogo dell'incontro in tempi ravvicinati».
La Suprema corte ha cancellato dunque l'obbligo della seconda firma limitando l'onere alla prima.

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