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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2012 alle ore 07:29.
Sono già un centinaio i Comuni che hanno deliberato un aumento dell'addizionale Irpef di loro competenza. E in alcuni capoluoghi si comincia a parlare di aggravi sulla parte locale dell'aliquota Imu, salvaguardando il più possibile solo le prime case. E, fra gli altri tributi locali e gli aumenti tariffari, sono tante altre le leve che sindaci e assessori stanno pensando di azionare per far quadrare i bilanci comunali, per i quali le ultime strette decise a Roma hanno ulteriormente aggravato un'emergenza cronica.
Certamente ci saranno anche tagli alle spese. Ma non basteranno, anche perché non sarebbero i primi della serie. E allora si mette mano alle entrate. L'operazione più rapida possibile è quella sulle tariffe dei servizi locali. E così su rifiuti e acqua è stato già stimato un rincaro medio nazionale annuo di 25 euro per ciascuna famiglia. La tariffa media per l'immondizia si attesta così su 246 euro, mentre per il servizio idrico si arriva a 331 (fonti: Federconsumatori e Cittadinanzattiva). Rincari anche per i trasporti: Milano ha già portato da inizio anno il biglietto ordinario urbano da un euro a 1,5, a Roma si sta studiando un'operazione analoga. Anche altre città medio-grandi (per esempio, Bari) hanno già introdotto rincari.
C'è poi il fronte fiscale, sul quale quest'anno i Comuni hanno maggiori margini di manovra rispetto al passato (si veda l'analisi sulla destra). Le ultime novità in ordine di tempo sono state introdotte dalla legge di conversione del decreto fiscale (Dl 16/12). Sono il rafforzamento dell'imposta di scopo (i Comuni potranno emanare regolamenti per scegliere un'opera da finanziare completamente, superando quindi i vincoli imposti dalla normativa precedente) e l'eliminazione del divieto di rincaro dei tributi minori. Quindi in queste settimane sono in corso valutazioni su questi capitoli d'entrata.
Più delineato il quadro delle addizionali Irpef: molti capoluoghi hanno già deliberato rincari, piuttosto differenziati. Si va da variazioni più contenute (come quelle di Brescia, passata dallo 0,40 allo 0,55%, e di Alessandria, da 0,75 allo 0,80%) a raddoppi secchi (Caserta, Cuneo, Livorno, Palermo e Parma da 0,40 a 0,80%, Verbania da 0,30 a 0,60%), per arrivare a Savona che sale dallo 0,33 allo 0,80%. Il livello massimo, 0,90%, si registra comunque a Roma, dove però quest'anno non ci sono stati ritocchi. Diminuzioni invece a Firenze (da 0,30 a 0,20%) e Gorizia (da 0,10% a zero). Tra i Comuni che hanno introdotto rincari, si segnalano per dimensione urbana anche Carbonia, Ferrara, Viterbo, Alghero ed Eboli (Salerno). In ogni caso, finora molte amministrazioni ha lasciato invariate le aliquote, forse anche per effetto delle imminenti elezioni amministrative. E in molti casi assieme ai rincari sono arrivati anche regimi agevolati per alcune categorie.
Quanto all'Imu nei capoluoghi di provincia, sull'abitazione principali spesso si resta al valore-base di legge (0,40%), con limitati aggravi (0,48% a Palermo, 0,50% a Roma e Cagliari, 0,60% – il massimo possibile – a Caserta). Sulle seconde case, Milano, Bologna, Firenze e Roma sono allineate al massimo consentito (1,06%), assieme a Caserta, Pescara, Cagliari, Trento e Catania; seguono Torino e Trieste, all'1%.
Più difficile sarà che i Comuni recuperino risorse dalle multe stradali. La conversione del Dl fiscale – a sorpresa – ha stabilito che dal 28 luglio scatterà l'obbligo di devolvere all'ente proprietario della strada la metà dei proventi autovelox, con rendicontazione "stretta" sul loro utilizzo. Tutte cose già stabilite dal 2010, ma finora bloccate per difficoltà tecniche e pressioni politiche (affinché si tenesse conto proprio delle esigenze di cassa del Comuni). Il problema è che, per incertezze normative sulla devoluzione, molti Comuni potrebbero dover addirittura disattivare le tante postazioni ubicate sulle strade provinciali.
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