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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2012 alle ore 07:29.

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La leva fiscale è ritornata pienamente manovrabile da parte dei Comuni e si è arricchita di ulteriori strumenti. Il problema è che la ricchezza da tassare si è molto ridotta e che qualunque ulteriore inasprimento ha effetti grandemente recessivi.

Una novità è la revisione dell'imposta di scopo: il Comune può decidere l'opera pubblica da finanziare col tributo, anche fuori dall'elenco di opere contenute nella norma originaria. Si potrà inoltre finanziare con il gettito dell'imposta l'intero costo dell'investimento, invece che limitarsi al 30% di esso. Il periodo di applicazione del tributo, infine, può essere esteso sino a 10 anni. Gli inconvenienti sono due: occorre individuare l'investimento da realizzare, perché non si può finanziare semplicemente la spesa corrente; si va a gravare su un cespite già colpito dall'Imu, perché il prelievo colpisce la stessa base imponibile (sino a un massimo dello 0,5 per mille).

C'è poi l'imposta di soggiorno, che piace a molti in quanto grava sui non residenti. Il problema più rilevante di questo strumento è che la normativa è monca di elementi essenziali, quali l'individuazione del responsabile d'imposta (il gestore delle strutture ricettive) e un'idonea disciplina sanzionatoria. Non è chiaro inoltre se l'imposta possa avere un effetto recessivo sul turismo.

Il decreto fiscale ha inoltre soppresso le disposizioni che dal 2008 impedivano di aumentare i tributi minori. Si potrà quindi senz'altro rivedere al rialzo l'imposta sulla pubblicità e la Tosap, ad esempio ampliando la zona della categoria speciale o elevando la maggiorazione applicabile per tale zona. Ai fini Tosap, è anche possibile rivedere le categorie di strade, inserendo altre zone nella prima categoria. Resta inoltre la possibilità di passare alla Cosap, il canone di occupazione alternativo, incrementando in via generalizzata le tariffe. Il punto debole è che si va spesso a colpire settori commerciali deboli, come quello del commercio ambulante o del piccolo commercio al dettaglio.

L'addizionale Irpef può essere istituita o elevata sino allo 0,8 per cento. In questo contesto, l'alternativa è tra l'aliquota unica e cinque aliquote diverse, in corrispondenza degli scaglioni Irpef. La base imponibile, e cioè il reddito soggetto a Irpef, è tuttavia in massima parte costituita dai redditi dei lavoratori dipendenti, già ampiamente colpiti dal sistema tributario nel suo complesso. Il prelievo sui rifiuti potrà essere ritoccato: dal 2013 la Tares richiede l'immediata copertura integrale dei costi del servizio.

Uno dei problemi maggiori dell'Imu, infine, è l'impossibilità di effettuare programmazioni attendibili fondate sul gettito: il meccanismo messo a punto con l'ultima manovra prevede che il Governo possa modificare tutta la struttura delle aliquote e le detrazioni con un decreto da approvare entro il 10 dicembre prossimo. Su ciò, però, pesa il fortissimo dubbio di legittimità costituzionale di una delega all'Esecutivo priva di qualsiasi criterio riferibile ai presupposti dell'imposta.

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TAG: Fisco, Imu

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