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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2012 alle ore 09:37.

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Chi fa sbaglia, chi non fa non sbaglia, dice il vecchio adagio. Ma se a "fare" si è in due - nel caso che qui interessa, l'agenzia delle Entrate e il dipartimento delle Finanze - allora è consigliabile mettersi almeno d'accordo prima. Soprattutto se quel "fare" riguarda un'operazione, quella del pagamento dell'Imu con il modello F24, che non sta proprio procedendo con la serenità e la semplicità che tutti auspicavano.

Il risultato è che due comunicati dell'Agenzia, un suo provvedimento con il nuovo «F24 semplificato», un comunicato del dipartimento delle Finanze, ai quali vanno comunque aggiunti una circolare di 64 pagine, una cinquantina di slide (raccolte in un file chiamato Imu-semplice), oltre alle precedenti istruzioni sul modello di versamento F24, non sono riusciti a dare risposta alla più semplice delle domande: il contribuente che sceglie di pagare l'acconto per l'abitazione principale a rate (una o due) deve oppure non deve indicare questa opzione? Rata o non rata, si scriveva ieri. E oggi siamo allo stesso punto. Rata o non rata? Nessuno lo sa, come bene spiega l'articolo a fianco. È il solito trionfo del fisco fai-da-te. Ognuno deciderà come meglio crede. Ma se la cosa era così irrilevante, perché sprecare tutta questa comunicazione? Tanto più che ora - ci si può scommettere - ci saranno modelli F24 con l'indicazione delle rate e altrettanti che non l'avranno, rendendo questo dato di fatto inutilizzabile. Oppure, al contrario: se l'indicazione della scelta era decisiva per quantificare in modo esatto il gettito della nuova imposta, perché non adottare una decisione chiara e univoca? Mistero. Proprio come quello rovesciato addosso ai contribuenti.

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