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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2012 alle ore 06:44.

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I messaggi indesiderati, il cosiddetto spamming, si insinuano anche nella posta elettronica certificata. E questo genera preoccupazione e fastidio nei professionisti, che, da fine novembre 2009, devono comunicare all'Ordine di appartenenza l'indirizzo Pec, il quale deve essere pubblico e può essere utilizzato nei rapporti con gli altri professionisti e in quelli con la Pa.
Informazioni, dunque, facile preda di chi si dedica allo spamming, che può inondare anche le Pec di messaggi "di disturbo", soprattutto a contenuto pubblicitario. E così l'avvocato (ma non solo) che apre la propria Pec deve scovare nel mezzo delle mail promozionali quelle "buone", che lo mettono al corrente di impegni professionali ai quali è, magari, legata una scadenza. Il problema – oltre alla scocciatura di dover fare sistematicamente piazza pulita degli spam – è che nel cancellare le mail indesiderate si buttino nel cestino anche quelle di sicuro interesse. Problema acuito dal fatto che i messaggi di posta certificata si danno per ricevuti una volta arrivati a destinazione, a prescindere dal fatto che vengano letti.
Della questione sono consapevoli a DigitPa, l'ente che ha, tra l'altro, il compito di controllare i gestori della posta elettronica certificata. «Tutto nasce dalle scelte fatte nel 2005 – spiega Francesco Tortorelli, dirigente del sistema pubblico di connettività –: quando si disegnarono i meccanismi della Pec italiana si decise di adottare il modello del circuito aperto. In altre parole, i gestori della Pec possono rendere il sistema di posta certificata accessibile anche alle mail non certificate, cioè a quelle che si utilizzano normalmente. Con i conseguenti rischi di spamming».
Il gestore, però, può anche decidere di chiudere il circuito della Pec e fare in modo che l'utente riceva solo mail certificate. «Dunque – aggiunge Tortorelli – un professionista che riceve sulla propria posta certificata messaggi indesiderati potrebbe chiedere al gestore di configurare la propria Pec in modo da bloccare le mail tradizionali. Almeno, potrebbe farlo in teoria. Nei fatti, è complicato creare un simile filtro per un singolo utente. È invece fattibile per un dominio. Per esempio, un Ordine potrebbe decidere di convenzionarsi con un gestore di Pec e di chiedere una configurazione della posta ad accesso limitato».
Il problema, in ogni caso, esiste e a DigitPa stanno lavorando – anche sulla scorta delle indicazioni ricevute dai professionisti – per rimediare. «Non è l'unica misura a cui stiamo pensando. Gli avvocati, per esempio, ci hanno segnalato l'esigenza di evidenziare messaggi Pec particolarmente importanti da un punto di vista professionale. Stiamo valutando – spiega Tortorelli – di farlo magari dando a quelle mail un colore diverso. Così come pensiamo di rendere accessibile la ricevuta del messaggio di posta certificata anche al destinatario, mentre ora è riservata al mittente».
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