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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2012 alle ore 06:40.

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Marilena Pirrelli
Una casa d'aste al centro di Roma e una galleria d'arte a Padova chiuse per sei mesi a causa del mancato versamento del Diritto di seguito (Dds), compenso che gli operatori del mercato dell'arte devono versare, attraverso la Siae (Società Italiana Autori Editori), agli autori di opere d'arte figurativa e ai loro eredi (entro 70 anni dalla scomparsa dell'artista) per le vendite successive alla prima (legge 633/41 e Dlgs 118/2006). Complessivamente 2 milioni di euro di Dds mai versati tra gallerie d'arte moderna e contemporanea e case d'asta e normativa antiriciclaggio ignorata per un valore di 17 milioni. È il bilancio dell'attività delle Fiamme Gialle del Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l'Editoria condotta in collaborazione con la Siae, che ha sottoposto a controlli 24 gallerie d'arte e case d'asta su tutto il territorio nazionale al fine di accertare eventuali irregolarità nella compravendita di arte.
«Alla casa d'asta romana di via del Babuino è stata riscontrato un mancato versamento per oltre 600mila euro e il questore ha previsto la chiusura temporanea per sei mesi, mentre la galleria padovana ha evaso il Dds per 350mila euro» spiega il capitano della GdF Luciano Prencipe. E così ha ricevuto un secondo ordine di chiusura dal Comune di Padova, dopo quello dell'estate scorsa.
«Non è corretto generalizzare adducendo che un'intera categoria di operatori dell'arte è inottemperante al versamento del Diritto: lo dimostrano i dati Siae – afferma Sonia Farsetti, presidente dell'Associazione Nazionale Case d'Asta –. Teniamo a chiarire che il Dds non è una tassa e parlare di evasione fiscale è improprio e fuorviante». Il mancato versamento del Dds è stato però un po' il cavallo di Troia per entrare nei libri contabili di case d'asta e gallerie: dove la GdF ha contestato l'omessa segnalazione di operazioni sospette, da parte delle case d'asta, per circa 14 milioni di euro nonché l'utilizzo di numerose transazioni in denaro contante oltre i limiti consentiti, per circa 3 milioni di euro. Sotto il profilo fiscale sono stati incrociati gli acquisti di opere d'arte con le dichiarazioni dei redditi dei clienti, per verificare la coerenza tra spese sostenute e redditi dichiarati e stabilire eventuali evasioni fiscali. Per il mercato è una verifica dolorosa ma necessaria a riposizionare tutti gli operatori su comportamenti corretti.
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I numeri
592
I professionisti in regola
Erano 592 su 1.670, al 20 aprile scorso, i professonisti dell'arte che avevano rispettato l'obbligo di versare alla Siae il DdS
26 milioni
Gli incassi
Dall'entrata in vigore della norma (aprile 2006) la Siae ha incassato 26.102.683 euro lordi di DdS e ha distribuito agli eredi o agli artisti 16.411.657 euro

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