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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2012 alle ore 12:02.

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ROMA - Si profila la proroga di un mese per il debutto della dichiarazione Imu, il cui modello è stato ultimato ma non ancora emanato dal ministero dell'Economia. La data all'orizzonte sarebbe quella del 31 ottobre prossimo, e il rinvio di un mese potrebbe trovare spazio in un provvedimento dedicato agli enti a rischio dissesto su cui il Governo è al lavoro da tempo (si veda anche Il Sole 24 Ore di giovedì 20 settembre). E come da "cronoprogramma" dello stesso esecutivo sarebbe dato in arrivo per la fine del mese.

La proroga al 31 ottobre avrebbe anche il pregio di allinearsi sia alla scadenza dell'intero pacchetto Imu per la delibera dei regolamenti e delle aliquote da parte dei Comuni, sia all'altra scadenza chiave per i conti degli enti locali, quella relativa alla chiusura dei bilanci preventivi; termine che quest'anno è slittato al 31 ottobre proprio a causa delle tante incertezze legate al gettito Imu per ogni ente e quindi ai tagli compensativi ai fondi di riequilibrio.

I tempi supplementari per la nuova denuncia Imu si rendono necessari per le lungaggini con cui il provvedimento con i nuovi modelli di dichiarazione sta arrivando al traguardo. L'obbligo è stato introdotto dalla normativa Imu contenuta nel decreto "Salva-Italia" di fine anno (Dl 201/2011). Sul versante degli adempimenti, la nuova imposta immobiliare fa salve le dichiarazioni relative alla vecchia Ici «in quanto compatibili», ma i casi in cui i contribuenti dovranno prendere carta e penna sono milioni. Tanto più alla luce della bozza di provvedimento elaborata dai tecnici di via XX Settembre (anticipata dal Sole 24 Ore la scorsa settimana), che chiede la dichiarazione a tutti i titolari di immobili interessati da ipotesi di sconti. Nella platea rientrano tutti gli immobili locati o affittati, quelli strumentali all'attività d'impresa e in generale quelli di soggetti Ires, tutti casi in cui l'aliquota può teoricamente scendere al 4 per mille (anche se i Comuni in larghissima maggioranza la stanno aumentando). Della partita fanno parte anche i proprietari di immobili storici o inagibili (in particolare quando l'inagibilità viene meno), mentre sarebbero fatti salvi gli atti realizzati tramite il Mui, dimenticati dalla norma originaria.

Anche ipotizzando un varo del provvedimento con i modelli di dichiarazione nei prossimi giorni, il termine del 30 settembre è comunque troppo vicino per dar tempo a una platea così vasta (e ai centri di assistenza fiscale) di rispettare la scadenza. Un mese di tempo in più potrebbe offrire l'occasione di rivedere i confini della platea destinataria dell'obbligo, e di correggere alcuni passaggi problematici come quello che di fatto rende quasi impraticabile il vecchio ravvedimento lungo.
Il veicolo normativo, come accennato, potrebbe essere il decreto dedicato agli enti locali a rischio dissesto, previsto dal cronoprogramma di fine legislatura varato poche settimane fa dal consiglio dei ministri. Sul tema sta lavorando il governo fin dai tempi della revisione di spesa, e la questione è resa urgente dalle difficoltà finanziarie in cui versano molti Comuni.

L'ipotesi è quella di attivare strumenti di accompagnamento agli enti in difficoltà anche per evitare lo shock del dissesto, che spesso arriva quando la situazione contabile è troppo compromessa e blocca l'ente per anni. Un tema delicato, affrontato ieri anche dall'ufficio di presidenza dell'Anci in cui è stato sottolineato come le risorse necessarie per i comuni in difficoltà non dovranno essere recuperate del Governo dall'intero comparto degli enti locali.

Nella stessa sede è stato poi affrontato l'argomento del mancato gettito dell'Imu. Come confermato dal presidente Graziano Delrio, che al termine della riunione ha parlato di 500-600 milioni «che ballano e che sono diventati tagli ingiustificati». Tra questi rientrano i 300 milioni legati al calcolo del «gettito Imu sui nostri immobili comunali» ha precisato il primo cittadino di Reggio Emilia «che noi però non abbiamo incassato». Da qui la sua richiesta al Governo di «un'assunzione di responsabilità» anche perché, considerando i 500 milioni di tagli previsti dalla spending review, i Comuni rischiano di non poter chiudere i bilanci.

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