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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2012 alle ore 08:19.

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MILANO
La sentenza della Corte Costituzionale (223/2012) che annulla il contributo di solidarietà per gli stipendi top della Pa, e ripristina indennità e automatismi retributivi per i magistrati, apre il dibattito tra i costituzionalisti ma soprattutto disegna nuovi potenziali ricorsi da parte dell'unica categoria rimasta destinataria del contributo straordinario: i pensionati.
Valerio Onida, ex presidente della Consulta, esprime forti perplessità sul verdetto: «Il ragionamento della Corte sull'incostituzionalità del blocco degli adeguamenti retributivi dei magistrati non mi sembra del tutto convincente. Il legislatore nella sua discrezionalità aveva ritenuto di fermare temporaneamente l'adeguamento del livello retributivo, ritenendo che il livello attuale fosse tale da giustificare il sacrificio. Dire che ciò è contrario ai principi costituzionali perché attenta all'indipendenza dei magistrati mi sembra un po' eccessivo». Per Onida è inoltre «discutibile considerare il taglio dell'indennità giudiziaria come un prelievo tributario illegittimo. Se è vero che l' indennità è nata per compensare specifici oneri e pesi, di fatto si è trasformata in una voce retributiva, sia pure legata all'effettivo servizio, sulla quale il legislatore deve poter conservare un ragionevole potere. Anche se è vero che tutti questi provvedimenti impugnati erano in realtà stati assunti "in odio" alle toghe». Onida è invece «del tutto d'accordo con la censura di illegittimità per il contributo straordinario sugli stipendi più alti della Pa, non perché non si possa chiederlo, ma perché realizzava un'irragionevole discriminazione rispetto ai dipendenti privati e agli autonomi. Nelle pensioni pubbliche e private, invece, il contributo si giustifica in relazione all'elevatezza del trattamento pensionistico di soggetti che hanno usufruito di un sistema previdenziale più favorevole di quelli in vigore».
Secondo Giulio Vigevani, docente della Bicocca «la Corte ha avuto il coraggio di andare controcorrente, senza abdicare alla sua funzione di controllore. È anche vero però che altre volte, in tempi di crisi, si era limitata a censurare i principi pur mantenendo un "self restraint" per salvare le norme di bilancio». Per Marco Cuniberti (Università Statale di Milano) «la pronuncia apre due scenari: lascia impregiudicata la possibilità di un'estensione "equitativa" del contributo di solidarietà "erga omnes"; ma pone già oggi un problema di tenuta del contributo, richiesto da ora solo ai pensionati».
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