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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2012 alle ore 12:45.

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Il grido d'allarme dell'avvocatura italiana - secondo i suoi vertici la professione più colpita dal governo tecnico, dove il 60% dei230mila iscritti all'albo è "allo stremo" e non riesce a pagarsi la pensione - suscita il dibattito online. Tra le centinaia di interventi registrati sul sito del Sole24 Ore e i social network prevalgono le critiche, anche feroci, a una categoria che sta attraversando anche una grave crisi di immagine sociale.

Gli avvocati sono troppi, scrivono in molti, non riescono a tutelarsi nonostante siano una potente lobby parlamentare, mentre c'è chi recupera statistiche di inizio ottobre per ricordare che il più alto indice di illegalità fiscale tra le professioni riguarda proprio gli avvocati, ritenuti responsabili di omesso rilascio della fattura o della ricevuta nel 42,7% dei casi. Pochi gli interventi di autodifesa dei legali, tra cui quello di Gianni Rizzi che spiega di «lavorare almeno 12 ore al giorno, fatturare 100.000 annui pagando il 76% fra tasse (35% Irpef, 21% Iva, 5% addizionale regionale, imposte bollo, contributi unificati) pensione obbligatoria (15%), col 24% devo pagare le spese (affitto, segretaria, banche dati...). Vivo con uno stipendio medio, faticando. Fate un calcolo e dite se è giusto, cosa fareste voi».

I giovani avvocati testimoniano come sono cambiate le condizioni della professione: «Non mi sento di fare parte della casta. Guadagno a stento per sopravvivere assieme alla mia famiglia» scrive Archimede.

Inevitabili i racconti di paradossi nei rapporti con il legale, come quello di Mario Fani: «Gli avvocati sono in crisi? Io credo che in crisi siano i loro clienti. Per una causa del valore di 630,00 euro presso il Giudice di pace pur avendo vinto la causa ho dovuto pagare l'avvocato (il perdente era insolvente) circa 2100,00 euro !!»

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