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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2012 alle ore 06:41.

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Mentre il consulente tecnico d'ufficio (Ctu) nominato dal tribunale dà il più delle volte ragione all'ente territoriale, il Ctu del Consiglio di Stato boccia sonoramente la Provincia di Pisa. I giudici amministrativi, infatti, sulla questione dei costi occulti hanno dato piena fiducia al proprio Ctu come è norma che sia in questi casi. Nella sentenza depositata ieri (si veda il pezzo sopra) si legge che i costi occulti applicati dalle due banche straniere ammontano a 320mila euro e, «quand'anche fossero di per sé rilevanti ... essendo ampiamente ricompresi nella soglia di 402mila euro ...,non sarebbero di per sé sufficienti a determinare una valutazione negativa circa la convenienza economica della complessiva operazione di ristrutturazione del debito» della Provincia di Pisa. Insomma, i costi occulti ci sono, ma non tali da annullare la convenienza economica dell'operazione.
Ma è proprio sulla perizia del Ctu nomimato dal Consiglio di Stato che nei mesi scorsi si sono levati gli scudi degli operatori del settore che hanno contestato la metodologia utilizzata da Angeletti per arrivare alla determinazione dei costi occulti: se, da un lato, un aspetto ha trovato tutti d'accordo (il valore di mercato di 1.356.254 euro dello swap sottoscritto nel 2007), dall'altro su questa cifra i consulenti della Provincia di Pisa hanno sostenuto che sono interamente imputabili a costi occulti mentre per il Ctu lo sono soltanto per 323.202 euro (ma accettabili) e la parte rimanente (1.033.053 euro) sono invece oneri sostenuti dalle banche da addebitare, però, all'ente.
Su uno dei nodi in questione (quello del valore nullo dello swap) si era già espresso il regolamento Consob 11522/1998 secondo il quale alla stipula di uno swap entrambe le parti devono avere le stesse identiche probabilità (50 e 50) di subire perdite o avere guadagni (solo in un momento successivo il valore di uno swap potrà essere positivo o negativo). Bene, nel caso della Provincia di Pisa inizialmente questa "parità" tra le parti non c'era ed è per questo motivo che, secondo prassi nei derivati Otc, le due banche avrebbero dovuto versare all'ente un upfront (una sorta di anticipo) di 1.356.254 euro per far sì che la situazione si riequilibrasse. Ma ciò non è avvenuto ed è per questo che la Provincia ha contestato alle banche costi occulti per 1.356.254 euro. Insomma, in questa cifra sarebbero già compresi gli «oneri» sostenuti dalle banche (rischi di controparte, funding, modello, volatilità nonché costo personale e remunerazione capitale) che invece il Ctu sostiene siano 1.033.053 euro su 1.356.254 euro.
Un "balletto" di cifre che indica come dovrebbe trovarsi una soluzione sistemica al problema derivati visto che a giugno scorso soltanto nei confronti delle banche italiane 210 amministrazioni registravano una perdita potenziale di 6,2 miliardi (si veda «Plus24» di sabato scorso).
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