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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2012 alle ore 08:18.
«Spero di essere stato di aver portato fortuna all'avvocatura». Al neo-presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura Nicola Marino, non sfugge la coincidenza di essere stato eletto nello stesso giorno dell'approvazione della riforma forense. Marino si augura che la sua presidenza sia nata sotto una buona stessa.
Il presidente uscente Maurizio de Tilla voleva questa riforma, ma aveva individuato anche i punti deboli nella governance e nell'accesso. È d'accordo?
Io stesso ho evidenziato queste carenze in commissione Giustizia al Senato, ma abbiamo espresso parere favorevole perché è meglio una legge da adeguare che un regolamento.
Governance, accesso, formazione, specializzazioni. Quale è la priorità?
Non c'è una priorità. Lavoreremo come squadra creando una commissione di studio per predisporre un progetto organico da sottoporre al nuovo governo, con il quale dialogheremo a prescindere dal colore politico.
In passato i rapporti tra l'Oua e il Cnf non sono stati sempre distesi. Ora cambia qualcosa?
È vero. Ci sono stati periodi di incomprensione. Ora miriamo a intensificare i rapporti dialettici con tutte le componenti dell'avvocatura. L'obiettivo è quello di mostrarci uniti contro i poteri forti.
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