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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2012 alle ore 16:10.

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Nel corso del 2013 saranno pienamente operative le nuove regole pensionistiche introdotte con la riforma del 2011 e, per la prima volta, sarà applicato il sistema dell'adeguamento automatico dei requisiti pensionistici alla crescita delle speranze di vita (per effetto del Dm 6 dicembre 2011 che ha incrementato di 3 mesi tutti i requisiti di accesso a partire dal 1° gennaio 2013); vediamo di seguito il risultato che l'azione combinata di queste novità produrrà sulle regole per andare in pensione nel prossimo anno.

Pensione di vecchiaia
La pensione di vecchiaia si consegue quando si raggiunge un requisito minimo di età, cui deve essere accompagnato un requisito contributivo (almeno 20 anni di contribuzione, a qualsiasi titolo versata o accreditata).
La legge fissa l'età teorica (prima cioè che sia applicata la speranza di vita) per accedere a questa forma di pensione a 65 anni per gli uomini, quale che sia il settore di attività, mentre per le donne si applica un requisito differenziato in funzione del settore lavorativo. In particolare, per il settore privato è previsto un meccanismo di crescita graduale del requisito anagrafico, in virtù del quale il requisito è fissato a 62 anni nel 2013 (63 anni e 6 mesi per le autonome) e sale a 63 anni e 6 mesi dal 2014 (64 anni e 6 mesi per le autonome), a 65 anni dal 2016 (65 anni e 6 mesi per le lavoratrici autonome) e, infine, si stabilizza a 66 anni a partire dal 2018 (66 anni per le lavoratrici autonome). Applicando a queste soglie teoriche il meccanismo di aggancio alle speranze di vita, nel 2013 i requisiti saranno: 62 anni e 3 mesi per le dipendenti del settore privato (il trimestre si aggiunge alla soglia di 62 anni fissata dalla legge, per via delle speranze di vita), 63 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome, 66 anni e 3 mesi per gli uomini (anche qui, i 3 mesi sono l'effetto delle speranze di vita).
La legge, al riguardo, prevede una clausola di salvaguardia, secondo la quale per tutti, uomini e donne, del settore pubblico e del privato, l'età della pensione di vecchiaia non potrà comunque essere inferiore a 67 anni dal 2021, anche qualora questo traguardo non fosse raggiunto tramite gli adeguamenti alla speranza di vita. In sostanza, con questa norma il legislatore afferma che l'obiettivo dei 67 anni è inderogabile, sia che ci si arrivi in modo naturale, adeguando il requisito alla crescita delle speranze di vita, sia che ci si arrivi in maniera obbligatoria, applicando la clausola appena descritta.
La legge non si limita a richiedere il raggiungimento di un'età anagrafica per la maturazione della pensione di vecchiaia. La maturazione del diritto è subordinata anche al possesso di un'anzianità contributiva minima di 20 anni e, per i lavoratori che hanno iniziato a versare dopo il 1° gennaio 1996, inoltre, è richiesto che l'importo dell'assegno sia almeno pari a 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale, con delle eccezioni per chi raggiunge i 70 anni di età.

Pensione anticipata
La riforma Fornero ha abolito la pensione di anzianità, che si poteva ottenere prima di aver compiuto l'età necessaria per la pensione di vecchiaia, in quanto era subordinato solo al raggiungimento di un certo periodo minimo di anzianità contributiva.
Secondo la disciplina vigente prima della riforma Fornero (e cioè la legge 247/2007), la pensione di anzianità poteva essere conseguita a partire dal 1° gennaio 2013, con il raggiungimento della quota 97 (età non inferiore a 61 anni per i dipendenti, e a 62 anni per gli autonomi).
Con la riforma Fornero, come detto, questo sistema è scomparso; oggi è possibile andare in pensione prima dell'età prevista per il trattamento di vecchiaia solo se si superano un periodo minimo di contributi versati e, comunque, con delle penalizzazioni per chi sceglie il pensionamento anticipato in età troppo giovane (cosiddetta pensione anticipata).
Nel 2013, per andare in pensione, a prescindere dal raggiungimento di una certa età anagrafica, sarà necessario possedere un'anzianità contributiva di 42 anni e 5 mesi per gli uomini oppure di 41 anni e 5 mesi per le donne.
La legge, come detto, non subordina il diritto a percepire la pensione anticipata al raggiungimento di un'età minima; tuttavia, è previsto un sistema di incentivi e disincentivi finalizzato ad allungare la permanenza al lavoro delle persone che potrebbero accedere al trattamento anticipato.
In particolare, per chi matura l'anzianità contributiva necessaria e decide di accedere alla pensione anticipata prima dei 62 anni, si applica una riduzione di importo variabile (dall'1 al 2%) per ogni anno di anticipo.
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