Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2013 alle ore 06:40.

My24


Il nuovo redditometro misura il reddito dichiarato con la capacità di spesa del contribuente, con il censimento di un centinaio di voci di spesa, valorizzandole con gli importi medi determinati dall'Istat, rapportati alla composizione del nucleo familiare, o ricostruendo le uscite puntuali attraverso l'anagrafe tributaria. Rispetto al redditometro versione '92, il nuovo strumento di accertamento è stato costruito con l'intento di rispecchiare quanto più possibile la realtà, cercando di evitare risultati paradossali rispetto alla condizione dei contribuenti. Le prime simulazioni pubblicate sul Sole 24 Ore in questi giorni danno conto dello sforzo dell'amministrazione, testimoniato in primo luogo dal dettaglio e dalla varietà delle spese "registrate", che rendono il nuovo redditometro più affidabile del precedente.
Il problema si sposta ora sull'applicazione, da cui potranno evidenziarsi incongruenze ed errori. In questo senso, il direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ha promesso trasparenza e spirito di collaborazione da parte dell'amministrazione nel correggere ciò che si rivelasse inadeguato. A questo punto, occorre porre attenzione sul momento di innesco dell'accertamento. In base alle norme, la ricostruzione sintetica del reddito, attraverso le spese, dovrà attivare il contraddittorio con il contribuente, non potendo il risultato del redditometro, da solo, dare origine a un accertamento con adesione. La spia del redditometro si accende, però, quando il reddito complessivo accertabile ecceda di almeno un quinto il reddito dichiarato (comma 4, articolo 38, Dpr 600/73).
Lo scostamento tra reddito dichiarato e quello accertabile attraverso il redditometro deve cioè essere pari almeno al 20 per cento. Come si misura la differenza è stato spiegato dall'agenzia delle Entrate in occasione di Telefisco 2012 (si veda la risposta pubblicata su «Il Sole 24 Ore» del 28 gennaio 2012): «si ritiene che la norma – ha spiegato allora l'Agenzia – vada interpretata considerando la percentuale riferita al reddito dichiarato». La risposta era corredata da un esempio: reddito dichiarato 82mila euro, reddito accertabile 100mila; in quel caso lo scostamento superava il 20% (16.400), per cui era possibile l'accertamento.
La risposta a Telefisco è l'unica presa di posizione ufficiale in questa materia se si eccettuano gli esempi allegati al decreto del ministero delle Finanze 19 novembre 1992 e la direttiva del Secit del 1993, che però prendevano come riferimento, per determinare quella che è una vera e propria franchigia, il reddito accertabile.
È vero che nel frattempo è stato riscritto l'articolo 38 del Dpr 600, ad opera del Dl 78/2010, ma anche nella formulazione attuale il legislatore è stato vago rispetto al parametro su cui determinare lo scostamento.
È chiaro che il riferimento al reddito dichiarato per determinare la franchigia dà un vantaggio all'amministrazione. Al debutto del nuovo redditometro è però opportuno riproporre il quesito: bisognerebbe chiarire se la risposta di Telefisco 2012 può essere confermata o meno alla luce di una riflessione complessiva, considerando le finalità del redditometro, che secondo lo stesso Befera deve catturare «scostamenti assai rilevanti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi