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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2013 alle ore 15:52.
Quando il proprio compagno fa durare il fidanzamento più del dovuto è un chiaro segnale che è allergico alle nozze. Per questo l'aspirante sposa non può dire, per opporsi alla decisione della Sacra rota di sciogliere il matrimonio, di non aver capito che il suo lui era contrario al vincolo. La Corte di cassazione con la sentenza 619, assesta un duro colpo alle donne che portano all'altare un uomo restio a farsi mettere la fede al dito al punto da rivolgersi, pentito per il sì pronunciato, al tribunale ecclesiastico per chiedere di essere sciolto da una promessa che in fondo non avrebbe mai voluto fare. I giudici di piazza Cavour, respingono dunque, con la sentenza n.619, il ricorso dell'ex moglie e dichiarano la validità per lo Stato italiano dell'annullamento disposto dalla Sacra rota del matrimonio religioso della coppia. La Suprema corte ha infatti verificato, attraverso l'esame dei fatti e le testimonianze di parenti e amici, che il fidanzamento tra i due ex si era "trascinato nel tempo" e che l'uomo aveva interpretato il "grande passo" come l'unica possibilità per salvare un rapporto che altrimenti sarebbe finito. Il sì era stato pronunciato anche per una sorta di senso del dovere verso la figlia che la sua compagna aveva avuto da una precedente relazione. Ma tra le varie ragioni che avevano indotto l'ex marito ad abdicare non c'era certo la consapevolezza del valore del vincolo matrimoniale. E la fidanzata non poteva dire di non averlo capito.
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