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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2013 alle ore 21:31.

Se l'azienda dequalifica un dipendente affidandogli mansioni marginali - o addirittura "dimenticandosi "della sua presenza in ufficio - il lavoratore può ritagliarsi un nuovo orario di lavoro ridotto in proporzione, senza che questo possa costargli il licenziamento.
È la stessa Cassazione (1693/13) a trovare una giustificazione valida all'impiegato che, scaricato di fatto dal datore di lavoro (nel caso specifico da Telecom), si limita a una presenza poco più che simbolica alla scrivania. La Corte ha infatti respinto il ricorso della società di telefonia contro la sentenza della Corte d'appello di Roma che aveva riabilitato il dipendente, reintegrandolo e ordinando all'azienda di pagare arretrati e interessi maturati dal momento del licenziamento.
All'impiegato la società aveva contestato una serie di episodi di assenza ingiustificata dall'ufficio - dove l'uomo per una decina di anni era rimasto per non più di 20 minuti al giorno - assenze che però secondo i giudici erano la conseguenza naturale e giuridicamente corretta (articolo 1460 del codice civile) dell'atteggiamento di disinteresse mostrato dai suoi superiori per lungo tempo, e senza che l'azienda avesse mai mosso adeguate, circostanziate e tempestive contestazioni.
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