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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 06:42.

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MILANO
Il pasticcio della Tares si arricchisce di una nuova puntata, con l'impegno del Governo a rimettere subito mano alla materia per rivedere il calendario dei pagamenti dopo lo slittamento a luglio della prima rata appena approvato in via definitiva dal Parlamento.
L'apertura, che segue gli ordini del giorno votati alla Camera insieme al varo definitivo della legge di conversione al decreto rifiuti, è stata espressa direttamente dal sottosegretario all'Ambiente, Tullio Fanelli, e ottiene un «plauso vigile» da parte di tutti i settori interessati. Federambiente, che riunisce le imprese d'igiene ambientale e che da subito si era battuta contro la proroga lanciando insieme a Fise-Confindustria l'allarme sul rischio default per le imprese, si dice soddisfatta «per il netto impegno assunto dal governo», ma avverte che «continuerà a monitorare la situazione e a verificare che gli annunci si traducano in decisioni concrete»; su una linea identica si attestano i sindaci, con il delegato Anci alle politiche energetiche e ai rifiuti, Filippo Bernocchi, che sottolinea l'urgenza di atti concreti «per avere certezze sul fronte delle entrate ed evitare il rischio di interruzione del servizio».
La cautela di amministratori e operatori è d'obbligo visto il grado di caos raggiunto dalla vicenda del nuovo tributo, che dal 1° gennaio scorso sostituisce le vecchie tasse e tariffe sui rifiuti ed è chiamato anche a finanziare per un miliardo di euro (con 30 centesimi al metro quadrato, elevabile a 40 dai Comuni) i «servizi indivisibili» come la manutenzione delle strade e l'illuminazione pubblica. Prevista da oltre un anno (lo ha istituito l'articolo 14 del Dl 201/2011), la Tares è entrata nel vortice pre-elettorale alla vigilia della sua entrata in vigore, e ha visto slittare la prima rata prima ad aprile e poi a luglio. Con il nuovo calendario, le imprese non potrebbero incassare le prime entrate prima di settembre-ottobre, con il risultato di dover svolgere il servizio gratis per 10 mesi e di esporsi a pesanti rischi di liquidità.
Il Governo, che nell'esame parlamentare sul decreto rifiuti si era detto contrario alla nuova proroga, promette ora un nuovo provvedimento d'urgenza per rimediare all'empasse. La via, però, sembra impervia, per molte ragioni. Il decreto legge può ovviamente essere approvato solo dopo la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» della proroga che deve correggere, e la sua conversione finirà quindi inevitabilmente per rientrare nei compiti del nuovo Parlamento. Che, eletti i presidenti delle due Camere e insediate le commissioni, dovrebbe fissare una nuova data, a quel punto non prima di aprile-maggio: secondo i fautori della proroga, dovrebbe anche correggere la Tares per evitare rincari ai cittadini, con coperture tutte da trovare.
twitter@giannitrovati
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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