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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2013 alle ore 10:38.

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Da Torino il ministro della Giustizia Paola Severino tira le fila dell'azione del Governo e ribadisce la preoccupazione per la situazione carceraria in Italia. Nel corso del 2012, ha elencato il ministro, «abbiamo registrato 4mila detenuti in meno, dimezzato il fenomeno delle porte girevoli mentre 8mila detenuti hanno beneficiato di misure alternative». Siamo sulla strada giusta, ha ribadito, «e l'anno di moratoria concesso all'Italia da Strasburgo è segno di speranza e di consapevolezza del lavoro che si sta facendo, ma bisogna andare avanti».

Il ministro
Il ministro Severino ha richiamato i motivi della scelta di presenziare l'inaugurazione di Torino, il distretto più colpito dalla revisione delle piante organiche come ha evidenziato con forza nel suo intervento di apertura il presidente della Corte d'Appello Mario Barbuto. Barbuto ha parlato di «amarezza e incertezza» per gli effetti della riorganizzazione che porterà il Piemonte a perdere 36 magistrati, 20 solo nel Tribunale di Torino. Un tema ripreso dal procuratore generale Marcello Maddalena che pur riconoscendo un giudizio positivo alla nuova geografia giudiziaria, parla di un annus horribilis per le procure, «anche perché – spiega Maddalena – nel distretto restano vacanti 15 posti di sostituti e 5 di procuratore capo». La riorganizzazione, ha assicurato il ministro, «è una proposta al vaglio del Csm proprio per essere migliorata e per trovare criteri ancora più efficaci per garantire obiettività nella scelta e rispetto delle specificità di ogni distretto».

Nel suo intervento il ministro Severino ha poi richiamato i tre pilastri della strategia seguita dal Governo uscente – «una depenalizzazione decisa, maggiore flessibilità delle misure alternative alla detenzione e nuova gestione dell'edilizia carceraria» – e ha poi difeso con forza la nuova normativa anticorruzione. «Sono consapevole che le nuove norme hanno suscitato un vivace dibattito, ma rimango convinta che la nuova disciplina costituisce un sicuro passo avanti, anche sul piano della credibilità internazionale del nostro Paese». Un'analisi non condivisa dal procuratore generale Marcello Maddalena che, per la legge anticorruzione, parla di «lodi esagerate». «Nulla si fa - ha sottolineato - per rompere quel vincolo omertoso che lega corrotto o corruttore. Serve una normativa che favorisca la denuncia del pubblico ufficiale corrotto come auspicato dal pool di Mani Pulite».

Gli interventi
È il tema della geografia giudiziaria l'argomento con cui il presidente della Corte d'Appello di Torino ha aperto la sua relazione, citando poi il rapporto Doing Business curato dalla Banca Mondial sugli indicatori per le aziende relativi ai Paesi dove è più facile e conveniente fare imprese. «L'Italia occupa il 73esimo posto – spiega Barbuto – ma è al 160esimo per la risoluzione delle dispute commerciali, a causa di una durata di 1.210 giorni per una lite, durata rilevata presso il Tribunale di Roma». È vergnoso, ha aggiunto Barbuto, «è un navigare verso il naufragio».
In Piemonte la durata media scende a 855 giorni, mentre a Torino si attesta sui 648 giorni. Una situazione consolante da cui Barbuto prende le mosse per ribadire l'amarezza per gli effetti della riorganizzazione sui carichi di lavoro per sottolineate, in tema di processi pendenti, «che la situazione è in sostanziale equilibrio ma con una tendenza al peggioramento».

Il sistema non funziona: l'analisi critica da cui prende le mosse l'intervento del Procuratore generale Maddalena parte da un dato su tutti: 20mila procedimenti pendenti presso la Corte di appello, 1.212 in più rispetto al 2011. Il doppio in cinque anni, con oltre un migliaio di prescrizioni. «Il sistema non funziona e non per colpa di giudici e pubblici ministeri» ha concluso Maddalena. Servono riforme strutturali, non solo dell'impianto processuale, spiega Maddalena, ma anche dello stesso sistema penale sostanziale. Comprese le pene alternative, «affinché possano comunque esercitare – ribadisce Maddalena – un effetto di prevenzione dei crimini».
Nell'intervento di Maddalena, il riferimento ai principali processi e procedimenti in corso a Torino, da Eternit a Thyssen fino alle udienze per le violenze No Tav. Un applauso ha accolto il passaggio del discorso in cui Maddalena ha espresso solidarietà al procuratore di Torino Giancarlo Caselli e alle forze dell'ordine, impegnate «a garantire talora a prezzo della propria incolumità personale l'osservanza della legge a tutela e presidio della democrazia e della libertà di tutti». Il procuratore generale ha inoltre richiamato i rischi del «possibile passaggio tra la violenza politica di piazza ed altre forme peggiori che già in un non lontano passato hanno insanguinato l'Italia per più di un decennio».

A chiudere la giornata il richiamo di Caselli che riferendosi al processo Minotauro in corso a Torino sulla 'Ndrangheta, ha richiamato la necessità di non sottovalutare il fenomeno mafioso sul territorio.

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