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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 16:42.

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Arriva dall'Inps il definitivo via libera alla pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi versati entro la fine del '92 (anno del varo della riforma Amato) per circa 65mila donne e diverse migliaia di lavoratori precari. La conferma è contenuta nella circolare n. 16 diffusa oggi dall'Inps, i cui contenuti sono stati preannunciati sul Sole 24 Ore del 31 gennaio. La circolare conferma che chi ha almeno 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992 potrà andare in pensione una volta raggiunta l'età di vecchiaia: la soglia di età da considerare sarà però quella prevista dalla riforma Fornero (nel 2013, per i dipendenti, 66,3 anni per gli uomini e 62,3 per le donne).

Ad anticipare il contenuto della circolare era stato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, mercoledì 30 gennaio, annunciando il ripristino della vecchia salvaguardia (prevista nel decreto legislativo 503 del 1992 ma poi cancellata da una circolare Inps del 14 marzo scorso, la n. 53/2012). Su questa vicenda (detta anche dei «quindicisti») si erano create le condizioni per un contenzioso - preannunciato da tutti i principali patronati sindacali e delle Acli – che poteva essere anche superiore alla vicenda degli esodati. I sindacati avevano sempre sostenuto la tesi, supportata da pareri legali molto autorevoli, che una circolare Inps non poteva superare una norma speciale portando il requisito di versamenti contributivi minimi a 20 anni per tutti.

In effetti la legge 214 del 2011, di conversione del decreto «Salva Italia», non aveva mai abrogato le precedenti deroghe del '92. La posizione dei sindacati era stata sostenuta anche in sede parlamentare. «Dopo aver salvaguardato 140mila lavoratori e aver sciolto il nodo delle ricongiunzioni onerose – aveva dichiarato nella nota Elsa Fornero – sono soddisfatta di poter risolvere un problema che riguarda circa 65mila persone, la maggior parte delle quali sono donne».

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