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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 21:08.

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"Malgrado le difficoltà lo Stato deve agire con efficienza e diligenza nel garantire al padre la possibilità di vedere i figli. Per i minori e per il genitore il diritto rimandato è, di fatto, un diritto negato e perso per sempre". Dal vice presidente della Corte europea dei diritti dell'Uomo Guido Raimondi l'invito a non "prendere tempo" sui diritti umani e a mettere in atto riforme strutturali.

L'Italia continua a portare a casa condanne. E non solo per la violazione di diritti umani di "serie B", come la lunghezza dei procedimenti, ma anche per il mancato rispetto di quelli di "serie A": dalla drammatica situazione dei detenuti, fino alla violazione del diritto alla vita familiare, contestata con l'ultima condanna per aver privato il padre del suo diritto a vedere la figlia…
Questo è un problema che non riguarda solo l'Italia. E non è di facile soluzione, perché nasce dalla pervicace ostinazione del genitore affidatario, sono storie molto tristi e la Corte si rende conto della difficoltà di gestire queste situazioni escludendo, ovviamente l'uso della forza. Però è necessario tutelare soprattutto il diritto del bambino alla bi-genitorialità previsto dalla Convenzione di New York. Per questo, pur rendendosi conto della difficoltà, i giudici di Strasburgo chiedono efficienza e diligenza. Il passare del tempo priva il bambino e il genitore di un diritto che non viene rimandato ma di fatto negato.

Siamo i peggiori in Europa, con l'eccezione della Russia e della Turchia che si piazzano anche peggio nella classifica, che emerge dal Rapporto 2012, dei paesi meno virtuosi. Servirebbe un cambio di passo nella giustizia?
Quanto è stato fatto dal Governo Monti va nella giusta direzione. Mi riferisco al filtro in appello come alla nuova geografia giudiziaria. I risultati si vedranno però sulle lunghe distanze. Certo non basta.

L'alto commissario per i diritti umani del consiglio d'Europa Nil Muiznieks, in occasione della sua visita in Italia ha parlato delle pressioni corporative che, da 40 anni, incidono sul funzionamento della giustizia. E' il motivo per cui non si riesce a fare di più?
Che ci siano degli interessi consolidati che si oppongono a riforme più coraggiose è un dato di fatto.

I cambiamenti maggiori arrivano dal "diritto vivente". Recentemente la Corte di Cassazione ha affermato il diritto di una madre omosessuale che convive con un'altra donna a tenere con sé il figlio. I giudici di piazza Cavour accorciano le distanze con quelli di Strasburgo?
La Corte europea dei diritti dell'Uomo si è confrontata da tempo con il problema, a parte i diversi casi pendenti di cui quindi non posso parlare, si è espressa già nel 2009 sul caso E.B. che riguardava la richiesta di adozione da parte di una signora francese omosessuale. In quella circostanza la Corte si è espressa favorevolmente affermando il diritto all'adozione per la donna single - in Francia la legge consente l'adozione a una persona sola – se l'unico motivo che veniva posto come ostacolo è l'orientamento sessuale.

Il presidente della Corte di Strasburgo ha annunciato il progetto, da realizzare grazie al Fondo, di far tradurre le sentenze della Cedu nelle varie lingue. Può essere utile per far sì che le decisioni vengano applicate nei vari paesi. Magari le capiscono meglio.
Sarebbe un passo fondamentale per far penetrare la giurisprudenza nella Corte nei vari Stati. Certo nel caso delle condanne per l'Italia per la lunghezza dei procedimenti si tratta di un problema di sistema e questo credo che lo abbiano capito tutti, anche i non giuristi…

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