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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2013 alle ore 15:59.
L'ultima modifica è del 16 ottobre 2013 alle ore 10:46.

La cedolare secca non funziona. I conti non tornano, il gettito fiscale è largamente inferiore rispetto alle previsioni. E gli affitti in nero continuano a crescere. L'allarme, lanciato dal Sole 24 Ore lo scorso novembre, oggi trova conferma in uno studio della Cgia di Mestre. Qualche mese fa, il Sole riportava le parole di Fabrizia Lapecorella, direttore del "Dipartimento delle finanze" del Ministero dell'Economia. Parole che annunciavano l'insuccesso di questa forma di imposizione sui redditi da locazione, e che correggevano le stime al ribasso.

Il gettito fiscale non convinceva. E non convince ancora
Proprio oggi la Cgia di Mestre conferma l'allarme del Sole, bocciando la cedolare secca introdotta nel 2011, con l'obiettivo di inasprire la lotta contro gli affitti in nero. «Nei primi due anni l'Erario ha incassato 5 miliardi di euro in meno e gli affitti non dichiarati in Italia, ad oggi, sono quasi un milione».

L'analisi dell'associazione degli artigiani parte dal numero di famiglie italiane che vivono stabilmente in affitto, quattro milioni e ottocentomila secondo l'Istat. Di queste, però, quasi un milione non ha un contratto d'affitto registrato. Le abitazioni regolarmente dichiarate dai locatori, infatti, sono due milioni e settecentomila. Alle quali si aggiungono le unità immobiliari riconducibili all'edilizia pubblica (ottocentomila) e quelle date in affitto dalle società (trecentocinquanta mila). Ecco allora che il rimanente - quasi un milione dicevamo - appartiene all'affitto in nero.

Un numero addirittura sottostimato, secondo la Cgia, se si tiene conto che in Italia ci sono anche un milione e mezzo di studenti che vivono fuori sede. E anche in questo caso il nero marcia indisturbato.

E la cedolare secca non ha migliorato questo quadro desolante, anzi, a due anni dalla sua introduzione si è dimostrata un autentico flop.

«Questa è l'ennesima dimostrazione - dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - che il contrasto di interessi non funziona. Possiamo dare agevolazioni e sconti, ma la gente preferisce non pagare nulla piuttosto che pagare poco. Anziché continuare ad accanirsi su chi è conosciuto dal fisco, è necessario anche in questo caso concentrare l'attività di contrasto all'evasione su chi opera completamente in nero attraverso una più incisiva attività di intelligence».

«Allo stato attuale – prosegue Bortolussi - non si puo' dire con assoluta certezza quanto ''nero'' sia emerso, comunque si ritiene che la ''cedolare secca'' abbia solo scalfito l'enorme sommerso che regna nel mercato senza intaccarlo in maniera decisa. Il gettito incassato dalla ''cedolare secca'' e' stato molto inferiore alle attese: 675 milioni di euro contro 3.194 milioni attesi. Nel 2012 le cose non sono andate molto meglio: a fronte di 3,5 miliardi previsti, il fisco ne ha incassati solo 976 milioni».

Numeri che non lasciano scampo. Fra pagare poco senza rischiare e non pagare nulla rischiando, pare che gli italiani preferiscano comunque la seconda strada.

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