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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2013 alle ore 21:43.

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Nessuna "tassa" per il licenziamento di colf e badanti impiegate dalle famiglie. Ad assicurarlo è stato il ministero del Lavoro che, dopo aver consultato i suoi tecnici, ha chiarito che il comma 31 dell'articolo 2 della legge 92/2012 si applica "solo alle imprese e non alle famiglie". Niente contributo una tantum per chi vuole interrompere il rapporto con la colf, la baby sitter o la badante, quindi.

Il chiarimento del ministero mette fine alla vicenda che stava preoccupando non poco le famiglie italiane, per le quali il rischio era di dover sborsare fino a 1.450 euro in caso di licenziamento del lavoratore domestico. A sollevare il problema era stata l'associazione Assindatcolf, secondo cui «dal 1° gennaio 2013 il datore di lavoro domestico è sottoposto al finanziamento della nuova indennità di disoccupazione Aspi e mini-Aspi, in tutti i casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, indipendenti dalla volontà del lavoratore». L'Assindatcolf aveva quindi chiesto una modifica della norma al ministero, ritenendo troppo pesante la "tassa" per le famiglie. "Non serve alcuna modifica - spiegano dal ministero - perché i nostri tecnici hanno verificato che la misura non si applica alle famiglie, ma solo alle imprese".

Sul Sole 24 Ore di oggi, venerdì 8 febbraio, ulteriori approfondimenti sul tema.

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