Redditometro, le linee guida per contribuenti e professionisti
Tempo di chiarimenti. Con la circolare n. 1/E/2013 (la cosiddetta circolare Telefisco) l'agenzia delle Entrate ha illustrato il suo punto di vista su taluni aspetti del nuovo redditometro
di Dario Deotto
7. Che ruolo avranno per il redditometro le spese medie Istat?
L'agenzia delle Entrate ha affermato in un recente convegno che le spese medie Istat assumeranno rilevanza solo nell'ambito del contraddittorio. In sostanza, nella selezione delle posizioni da sottoporre a controllo, l'esame verrà fatto sulla base delle spese effettivamente sostenute dal soggetto, che verranno messe a confronto con il reddito che lo stesso dichiara. Nell'ambito del contraddittorio (se proseguirà l'esame della posizione del contribuente) invece verranno prese in considerazione anche talune spese medie Istat. Il principio di base (articolo 3, lettera a, del decreto sul redditometro) è che rilevano, ai fini della ricostruzione del reddito presunto, le spese effettivamente sostenute dal contribuente di cui l'Agenzia è a conoscenza. Possono essere sia spese che risultano dalla tabella A, allegata al decreto del redditometro, che spese diverse. Per quelle comprese nella tabella A, viene considerata la spesa effettivamente sostenuta in relazione a 30 voci. Si tratta, ad esempio, delle spese per il mutuo della casa, del canone di locazione, dell'energia elettrica, dei soggiorni di studio all'estero, dei contributi previdenziali obbligatori.
Poi vi sono una serie di voci di spesa – esattamente 24 – riportate dalla tabella, in cui viene previsto che si applica il valore più elevato tra quello che il contribuente ha effettivamente sostenuto - e che risulta a conoscenza dell'Agenzia - e quello della spesa media Istat del nucleo familiare di appartenenza oppure della spesa rilevata da analisi e studi socio economici. Va subito detto che la spesa rilevata da studi socio economici vale soltanto per le spese relative a imbarcazioni, aeromobili e cavalli. Pertanto, per 21 voci di spesa, si applica la spesa media Istat, se risulta superiore al valore delle spese sostenute dal contribuente. Questo confronto (sostanzialmente tra spesa media Istat - considerando chi non ha barche, aeromobili e cavalli- e spesa effettiva) viene fatto, ad esempio, per le spese relative a: alimentari e bevande, abbigliamento e calzature, elettrodomestici e arredi, medicinali e visite mediche, spese scolastiche, animali domestici, argenteria, orologi, alberghi, pensioni, viaggi organizzati.
Per tutte queste spese, il problema di fondo è se l'Agenzia potrà applicare i valori Istat in ogni caso o solo quando è a conoscenza che il contribuente ha sostenuto in termini quantitativi quel tipo di spesa. Poiché il decreto stabilisce che l'elemento indicativo di capacità contributiva è la spesa effettivamente sostenuta dal contribuente, è da ritenere che il confronto debba essere fatto solo quando l'amministrazione ha elementi che il contribuente ha sostenuto effettivamente, sotto il profilo quantitativo, quel tipo di spesa. D'altronde, per tornare all'elencazione - ancorché esemplificativa - di prima, non tutti sostengono spese per gli animali o spese scolastiche, così come non tutti vanno in vacanza oppure acquistano gioielli e argenteria. Così che i valori Istat devono trovare applicazione solo quando risultano più alti rispetto all'ammontare delle spese sostenute dal contribuente di cui l'amministrazione è a conoscenza.
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