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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2013 alle ore 06:43.

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«Lascio. Non per stanchezza. E neppure perché mi hanno revocato la fiducia. Dopo 13 anni, però, ritengo che sia il tempo di farsi da parte. Con la legge 4/2013 abbiamo raggiunto il riconoscimento del ruolo delle associazioni professionali. Ora occorre implementare la legge». Giuseppe Lupoi, presidente del Colap, il coordinamento di un centinaio di associazioni che rappresentano le professioni non organizzate in Ordini, termina oggi il suo mandato. Al suo posto Lupoi proporrà all'assemblea la candidatura di Emiliana Alessandrucci, 39 anni, councelor, attuale direttore Colap. «È una persona di grande determinazione – dice Lupoi – conosce bene le realtà associative e saprà operare per valorizzarle».
Ingegner Lupoi, il Colap è nato nel 2000, quando gli Ordini si battevano contro l'equiparazione tra professionisti e imprese e per difendere le esclusive. Che cosa la spinse a proporre il Colap?
Avevo appena terminato l'esperienza al vertice dell'Oice, l'organizzazione delle società di ingegneria. Sembrava che la riforma delle professioni potesse mettere a rischio la possibilità – sancita con la legge Merloni – di esercitare la professione in forma d'impresa. L'unico modo per difendere la conquista era trovare degli alleati: da lì idea di dare rappresentanza all'universo delle professioni senza Albo, che il Censis di Giuseppe De Rita, con il lavoro di Angelo Deiana e di Maria Pia Camusi, aveva fatto emergere.
Il Colap è dunque nato con un intento strumentale?
È nato sulla considerazione che l'Oice da sola non ce l'avrebbe fatta. Poi c'è stato il lavoro per dare voce a un universo disarticolato e diviso, che non aveva altro paradigma che quello di organizzarsi in un nuovo Ordine. Insieme abbiamo condiviso che la professione avrebbe potuto trovare un riconoscimento giuridico diverso, ed è quello che è accaduto con la legge 4. La nuova disciplina, approvata l'ultimo giorno utile della scorsa legislatura, parla di professione, non di lavoratori autonomi.
Le professioni non organizzate in Albi esercitano attività a favore di terzi, prevalentemente mediante lavoro intellettuale. Il valore è in quest'ultimo aggettivo?
È proprio questa una novità: siamo riconosciuti come professionisti, senza riserve né esclusive. Oggi le associzioni del Colap hanno un'identità e un orgoglio comune.
La legge affida alle associazioni il compito di valorizzare le competenze degli iscritti. Potevate ottenere di più?
La legge è un compromesso. Si ritaglia, per esempio, uno spazio anche per la certificazione Uni, che ritengo un percorso burocratico. Ma è positivo che la competenza possa essere attestata anche attraverso le associazioni. I due percorsi sono in competizione. La mia idea, comunque, è sempre stata a favore del riconoscimento delle associazioni, non delle professioni.
Quando ha capito che, insieme con Assoprofessioni, potevate farcela?
Nel 2011, quando il nostro dossier è stata stralciato dalla commissione Giustizia. In commissione Attività produttive, dove era meno presente la lobby degli avvocati, abbiamo trovato parlamentari dell'uno e dell'altra parte che hanno preso a cuore la nostra realtà.
Rimpianti perché non si è arrivati al sistema duale di organizzazione delle professioni, Ordini e Associazioni?
Il sistema duale si è realizzato, anche se non c'è stata una riforma simultanea. Ordini e Associazioni sono oggi modalità di organizzazione delle professioni.
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