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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2013 alle ore 06:43.

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L'avatar di Equitalia risiede nel Delaware, territorio Usa, noto paradiso fiscale e per una sorta di ascendenza "spiritual-tributaria", oltreoceano, la società pubblica di riscossione si è tramutata in una corporation del settore non-profit/religioso. La bufala dell'iscrizione di una società chiamata "Equitalia Spa" nel registro delle imprese dello Stato americano – perché a questa categoria sembra ascrivibile la notizia rimbalzata ieri su social network e siti vari, più che rappresentare un clamoroso (quanto maldestro) furto d'identità – è stata realizzata, evidentemente, da un seguace dell'antica filosofia cinese dello yin e lo yang, degli opposti che convivono e si completano.
Tuttavia, per frenare il brulicare delle tante voci indignate che ieri, a dispetto dell'evidenza, hanno preso a gridare allo scandalo contro Equitalia Spa – la società di riscossione partecipata al 51% dall'agenzia delle Entrate e al 49% dall'Inps – segnalando con dovizia di dettagli telematici il link (delecorp.delaware.gov/tin/GINameSearch.jsp) e il file number (codice 5315638), necessari a scoprire la "truffa", è dovuto intervenire l'ufficio stampa della struttura. Con una nota diffusa nel tardo pomeriggio, la società di riscossione presieduta da Attilio Befera non solo ha smentito l'apparentamento con l'omonima entità a stelle a strisce, e di avere sedi nel Delaware, ma ha pure reso noto di «aver già attivato, in collaborazione con le autorità competenti, le opportune verifiche», riservandosi «tutte le eventuali azioni a tutela del proprio nome».
I primi a cui chiedere chiarimenti potranno essere, magari, i proprietari/funzionari dell'Harvard business services, l'ufficio di corrispondenza (obbligatorio per la legislazione americana) con sede a Lewes, nella contea di Sussex, indicato nell'atto di registrazione della "pia" Equitalia Spa, nativa del Delaware.
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