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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2013 alle ore 06:44.

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Lionel Messi e Diego Armando Maradona. I due fuoriclasse argentini da ieri condividono, oltre alla fama e al talento inimitabile di cui la Natura li ha graziati, anche il ben poco piacevole status di "presunti" evasori fiscali. Se la vicenda del Pibe de Oro si è chiusa lo scorso febbraio con la sentenza dei giudici tributari che ha certificato il debito con l'Erario di oltre 40 milioni, quella che ha investito la Pulce è appena iniziata. Ma, per ironia della sorte, le contestazioni rivolte a Messi e quelle sollevate nei confronti di Maradona negli anni '90 hanno un comune denominatore: in entrambi casi il Fisco sospetta che siano state create artificiosamente società con sede in paradisi fiscali verso le quali convogliare i proventi dei diritti d'immagine per non pagare le tasse o per pagarne in misura notevolmente inferiore al dovuto.
Contro il quattro volte Pallone d'oro e il padre Jorge Horacio Messi, la procuratrice Raquel Amado ha aperto un fascicolo presso la sezione istruttoria di Gavà con l'accusa di aver sottratto al Fisco oltre 4 milioni nelle dichiarazioni del 2007, 2008 e 2009. Per Raquel Amado, Jorge Messi avrebbe promosso, fin dal 2005, quando la Pulce era ancora minorenne, la frode basata «sulla simulazione della cessione dei diritti di immagine a società che risiedono in paradisi fiscali (Belize, Uruguay) e nella formalizzazione di contratti di licenza, agenzia o prestazione di servizi fra quelle società e altre domiciliate in paesi come Regno Unito e Svizzera». In questa maniera si faceva «in modo che i soldi transitassero dai paesi di residenza delle aziende o enti paganti direttamente alle società domiciliate nei paradisi fiscali senza sottoporsi al pagamento delle imposte». Peraltro, secondo il pm, «sono stati omessi determinati dati rilevanti in altre dichiarazioni dei redditi per impedire che l'Amministrazione tributaria venisse a conoscenza della cessione di diritti a società residenti all'estero». La Procura ha dettagliato le cifre della presunta evasione in 1.059 milioni nel 2007, 1.572 nel 2008 e 1.533 nel 2009, per un totale di 4.164 milioni. Per i reati addebitati i Messi, padre e figlio, rischierebbero pene (molto poco probabili) da 2 a 6 anni e soprattutto una multa dal doppio a sei volte la cifra evasa (da 8 a 24 milioni). Il campione blaugrana, via Facebook, si è detto sorpreso rivendicando di aver «sempre ottemperato a tutti gli obblighi fiscali su consiglio dei miei consulenti». C'è da credergli (fino a prova contraria), augurandosi però che ad assisterlo non sia lo stesso studio tributario che all'inizio degli anni '80, proprio quando militava nel Barcellona, suggerì a Maradona di aprire a Vaduz la «Diego Armando Maradona Productions» per "triangolare" le royalties dei suoi diritti d'immagine.
@MarcoBellinazzo
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