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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2013 alle ore 13:51.
Con la ratifica dell'accordo tra Italia e San Marino cade definitivamente il segreto bancario. La convenzione contro le doppie imposizioni siglata dall'Italia con la Repubblica di San Marino prevede, infatti, lo scambio di informazioni necessario per prevenire l'elusione e l'evasione fiscale.
Caduto definitivamente il "muro" tra l'Italia e la repubblica del Titano, ne restano però da abbattere molti altri, primo tra tutti quello con la Svizzera.
E qui la situazione si complica: la Svizzera ha siglato i cosiddetti "accordi di Rubik" con Austria, Regno Unito e Germania (accordo poi sospeso), che prevedono il mantenimento dell'anonimato sui conti in cambio di una tassazione a forfait sul passato e un prelievo standard per il futuro. L'Italia avrebbe voluto fare lo stesso, visto che la stima dei depositi di italiani in territorio elvetico è di circa 120 miliardi di euro.
Ma le trattative avviate dal Governo Monti si sono arenate. Adesso è direttamente l'Europa a cercare una nuova via per dialogare con la Svizzera, seguendo la scia degli Stati Uniti, con cui la confederazione elvetica ha siglato un accordo fiscale. Il segreto bancario svizzero, però, è duro a morire: dalla Camera bassa è infatti arrivato il primo stop alla rimozione del segreto, con la bocciatura ad ampia maggioranza della procedura di urgenza sulla discussione volta a ratificare l'accordo fiscale con gli Stati Uniti.
Se la vicenda con la Svizzera non sembra avviarsi a una conclusione, al contrario il Lussemburgo ha annunciato l'intenzione di scambiare informazioni con il resto dell'Unione europea a partire dal 1° gennaio del 2015.
E anche l'Austria ha confermato una analoga decisione, aprendo le porte alla revisione degli accordi con l'estero sul trattamento fiscale dei conti di cittadini non residenti.
Qualcosa si muove anche altrove: gli Stati membri hanno recentemente incaricato la Commissione Europea di dare avvio a una trattativa con Andorra, Liechtenstein, Monaco e San Marino per rivedere gli accordi sulla tassazione dei redditi da risparmio.
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