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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2013 alle ore 06:47.

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MILANO
Mentre continua lo sciopero degli avvocati, arriva il primo segnale di distensione tra la categoria e il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri: il ministro, ieri a Radio24, ha ammesso che il fuori-onda sugli avvocati pronunciato nelle scorse settimane durante un convegno a Napoli è stato «un incidente increscioso, sono state parole sbagliate, non lo metto in dubbio» (si veda «Il Sole 24 Ore» del 6 luglio). «Ho sbagliato – ha aggiunto il ministro – ma c'era una gazzarra, anche chi ha impedito al procuratore generale e al presidente del tribunale di Napoli di svolgere le loro relazioni dovrebbe chiedere scusa».
Gli avvocati, dal canto loro, chiedono «segnali concreti»: «Diamo atto al ministro di aver riconosciuto l'errore – spiegano dal Consiglio nazionale forense – . Ci auguriamo ora di ricevere subito dal ministero segnali concreti su riforme e parametri».
Il ministro Cancellieri ha ribadito la sua «disponibilità» a riprendere il dialogo con gli avvocati, il cui sciopero è in programma fino a martedì 16 luglio. «È falso dire che non li ricevo, possono chiamare la mia segreteria e stabilire l'ora per incontrarci», ha assicurato.
Pace fatta, dunque? I legali vanno piano. «La disponibilità a incontrare gli avvocati deve essere necessariamente preceduta da alcuni segnali concreti» sottolinea il Cnf, riferendosi alla possibilità di stralciare le norme sulla giustizia contenute nel decreto legge del fare e all'approvazione del decreto parametri. «A fronte di questi segnali – chiarisce il Consiglio –, l'avvocatura è pronta a riprendere il confronto sul tema delle necessarie riforme della giustizia nell'interesse dei cittadini».
Anche Nicola Marino, presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura, che è al terzo giorno di sciopero, prende atto delle scuse del ministro sui fatti di Napoli. «Rimane il problema – spiega però – di una politica sulla giustizia fatta a colpi di decreti e senza la necessaria consultazione degli avvocati, cosa unica in Europa. Siamo pronti al dialogo e a passare dalla protesta alla proposta, ma dobbiamo finirla con gli interventi spot e con i provvedimenti che limitano i diritti dei cittadini, come la mediazione obbligatoria».
francesca.milano@ilsole24ore.com
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