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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2013 alle ore 08:36.

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di Arianna Paoletti Il 12 dicembre scorso, la Commissione ha presentato il nuovo Piano d'azione, in cui sono individuate le iniziative da intraprendere per modernizzare il diritto societario europeo e fornire alle imprese un quadro giuridico efficiente in cui operare. Nonostante le aspettative, l'Action Plan, a pagina 14, si limita a stabilire che «La Commissione, nel 2013, lancerà una campagna di informazione e sensibilizzazione sullo Statuto della società europea (SE) attraverso un sito web completo che riunisca consigli pratici e documenti pertinenti sullo statuto e valuterà come una simile azione può essere intrapresa per la promozione della cooperativa europea (SCE) dello Statuto».
Ci si chiede se questi interventi siano sufficienti o se non fosse auspicabile una vera e propria modifica del regolamento SE 2157/01.
Una necessità di revisione del regolamento SE, oltre ad essere indicata dal regolamento stesso (articolo 69), era emersa anche dal "Report of the Reflection Group" del 5 aprile 2011. In tale occasione il gruppo di esperti ha manifestato alla Commissione l'esigenza di modificare il regolamento SE in modo sostanziale, individuando le ragioni dell'insuccesso della SE nell'elevato capitale sociale minimo (120mila euro), nell'obbligo di avere la sede legale e amministrativa all'interno dello stesso Stato nazionale, nell'impossibilità di una costituzione diretta della società, nei continui rinvii ai diritti nazionali.
Secondo gli esperti, infatti: «Se la SE vuole essere una valida alternativa ai modelli societari nazionali, la Commissione deve preparare una riforma del regolamento SE, come stabilito dallo stesso regolamento, prendendo come riferimento la flessibilità a disposizione delle aziende nazionali. Le modifiche dovrebbero consistere in una semplificazione del modello, ossia in una limitazione alla possibilità degli Stati membri di determinare le regole da applicare nello statuto della SE» (pagina 30).
Il regolamento SE si caratterizza per un forte ricorso alla tecnica dei rinvii al diritto nazionale e non sembra aver delineato un unico statuto di Società Europea, ma tanti statuti di SE quanti sono gli Stati membri. Ciò avrebbe causato il mancato raggiungimento di una disciplina veramente unitaria, capace di abbattere i costi che le società si trovano ad affrontare nel momento in cui decidono di esercitare un'attività economica transfrontaliera. Da qui l'asserita perdita di interesse degli stessi imprenditori per tale modello societario e la necessità di una riforma strutturale dell'istituto. È veramente così?
Nonostante le critiche, il fenomeno sembrerebbe avere una sua consistenza non trascurabile. I dati, aggiornati a marzo 2013, rilevano la presenza di 1.601 SE, registrate in 25 Paesi dei «27 Stati Europei + 3» (Norvegia, Liechtenestein e Islanda). Anzi, proprio di recente (2011) è avvenuto il trasferimento della prima SE in Italia, «Galleria di base del Brennero - BBT SE». Peraltro, la società sembra avere delle peculiarità che ci inducono a ridimensionare la portata dell'avvenimento. La BBT SE, infatti, oltre ad essere la prima SE italiana ed europea, rappresenta il frutto di un impegno più che decennale delle istituzioni comunitarie alla realizzazione del progetto ferroviario.
Forse, proprio la "matrice europea" piuttosto che la logica imprenditoriale spiega l'Accordo di Stato tra Austria e Italia del 2004 in base al quale, dopo la costituzione della SE in Austria, le parti si sono impegnate a trasferire poi la società in Italia. Ma c'è di più. Sempre sulla base dell'accordo di Stato, quando la BBT SE entrerà in funzione, la sede legale della società verrà nuovamente trasferita a Innsbruck.
La rilevanza del fenomeno delle SE in Europa, inoltre, viene nuovamente ridimensionato a una lettura più attenta dei dati sulle SE. Delle 1.601 SE esistenti solo 234 sono effettivamente operanti; le altre o sono operative ma senza dipendenti oppure consistono in mere società "shell", ossia prive di dipendenti e non operative, spesso sponsorizzate tramite Internet.
Nonostante il numero di SE costituite, quindi, il modello sembra ancora di scarso utilizzo e sembra imporsi la necessità di una modifica dell'istituto se si vuole che questo sia competitivo rispetto alle altre forme societarie nazionali. Ecco perché le iniziative a favore della SE individuate nell'Action Plan appaiono al momento del tutto inadeguate.
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