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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2013 alle ore 09:43.

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L'aumento dell'Irpef riparte da Milano

La Giunta di Milano è riuscita - per ora - a far quadrare i conti del suo bilancio previsionale più difficile, caratterizzato da un disallineamento iniziale tra entrate e uscite pari a 437 milioni. Inevitabile una spending rewiew drastica, con tagli per 231 milioni. E soprattutto inevitabile il ricorso massiccio alla leva fiscale. Ieri però, dopo un aspro dibattito con i sindacati, i vertici di Palazzo Marino hanno votato una manovra che ha reintrodotto una piccola progressività nell'Irpef.

In mattinata si partiva dall'ipotesi di un'aliquota massima (0,8%) per tutte le fasce di reddito, con una soglia di esenzione passata dai 30 ai 15mila euro. In serata invece la giunta guidata da Giuliano Pisapia ha licenziato un documento in cui si è tenuto conto delle richieste delle parti sociali, seppure con alleggerimenti lievi. «Abbiamo salvato sia la progressività sia l'esenzione, ancora oggi tra le più alte d'Italia - dice il sindaco Pisapia - Abbiamo fatto valere un principio di equità».

Ecco come. L'esenzione rimane a 15mila euro. Questo significa che circa il 38% dei milanesi non pagherà l'imposta (su un totale di quasi 958mila dichiaranti). Per gli altri cittadini, che dichiarano più di 15mila euro, la modularità sarà la seguente: da 0 a 15mila euro l'addizionale Irpef è fissata allo 0,67%; da 15 a 28mila euro allo 0,77%; da 28 a 55mila euro allo 0,78%; da 55 a 75mila euro allo 0,79%; infine, sopra i 75mila, si arriva al massimo, lo 0,8 percento. L'imposta sui redditi permetterà al Comune di Milano di incassare 179 milioni.

Per quanto riguarda l'Imu, Palazzo Marino prende atto delle «attuali norme», come spiega l'assessore al Bilancio Francesca Balzani. E quindi fissa, nonostante i vari dibattiti politici nazionali, l'aliquota al 5,5 per mille sulla prima casa. «Ad oggi il decreto del 31 agosto cancella una rata. Questo significa, ad oggi, che ci sarà un'unica soluzione di pagamento a dicembre - spiega Balzani - Al tempo stesso è stato messo a disposizione degli enti locali un fondo da 2,4 miliardi, vedremo come saranno ripartiti. Con la normativa attuale, il nostro bilancio non può prevedere una cancellazione dell'Imu». E se poi, davvero, l'imposta sugli immobili venisse abolita totalmente? «Prendiamo atto degli impegni politici che il premier Enrico Letta ha preso con i Comuni, e cioè di garantire risorse sufficienti per chiudere i bilanci. Non è un fatto astratto: significa garantire gli asili, le strade, il decoro urbano», spiega l'assessore.

L'Imu prima casa quindi, almeno per ora, resta così com'è, e nel bilancio apporta tanti introiti quanti quelli garantiti dall'addizionale comunale Irpef. I Comuni comunque hanno ancora tempo fino al 30 novembre per chiudere definitivamente i documenti.
A Milano da oggi partiranno le commissioni e gli esami in consiglio comunale, quindi saranno ancora possibili modifiche. Anche se quello del 2013 è un esercizio contabile che non lascia molti margini alla fantasia. L'amministrazione comunale, oltre a uno storico disavanzo tra entrate e uscite accumulato in circa 15 anni, quest'anno ha subito un taglio ai trasferimenti statali per 132 milioni complessivi, risultando così tra gli enti più penalizzati.

Solo che qui il Comune deve anche far fronte agli investimenti per l'Expo 2015, evento che oltre alle opere essenziali richiede anche un'attenzione particolare alla manutenzione ordinaria e straordinaria della città. Per il prossimo triennio sono stati quindi pianificati 865 milioni nel conto capitale. In questo quadro è sembrato inevitabile il ricorso ai dividendi. La Giunta Pisapia non ha potuto fare a meno, come spiega Balzani, di mettere a bilancio 55 milioni provenienti dall'Atm, l'azienda del trasporto pubblico. Nota dolente, questa, visto che negli anni l'allora opposizione di centrosinistra (oggi maggioranza) criticava l'amministrazione Moratti su questo punto. Ma non tutto è perduto: «Se il Governo ci garantirà minori tagli per 38 milioni, come ci ha promesso - conclude Balzani - sarà forse possibile rivedere il capitolo dei dividendi».

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