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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2013 alle ore 06:47.

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ROMA
Il redditometro deve fare i conti anche con la crisi. Non solo, dunque, con la privacy e i vincoli che ne stanno ritardando l'applicazione a tutto campo al periodo d'imposta 2009. Ma anche con la difficoltà di leggere i comportamenti legati ai problemi che attraversano le famiglie: come quello di chi disinveste per coprire le spese correnti, mettendo mano al patrimonio.
L'occasione per fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori del nuovo strumento è stato il convegno dedicato a «Il redditometro e i mezzi di difesa del contribuente», organizzato dall'Istituto per il Governo societario, che si è svolto ieri alla Scuola superiore dell'economia e delle finanze «Ezio Vanoni». Un incontro che ha consentito di esaminare tutti i punti critici sul tappeto.
In primo luogo, il versante privacy. Il confronto con il Garante, che si dovrà concludere prima di dare il via in modo massiccio alla campagna è ancora in corso. Parti in contatto continuo, pochi punti da smmussare, ma una situazione, in stallo, che ancora non si sblocca e che ha già costretto a rivedere il timing delle verifiche proiettando quelle relative al periodo d'imposta 2009 (da fare necessariamente con il nuovo strumento) ormai quasi certamente al 2014. Dopo l'incontro tra Garante e Agenzia avvenuto lo scorso 4 ottobre, la questione ruota essenzialmente intorno alla profilazione dei contribuenti e all'utilizzo delle medie Istat. Nel caso in cui la risposta delle Entrate fosse convincente, l'istruttoria aperta dall'Authority si avvierebbe a conclusione. I numeri restano quelli di sempre: 35mila accertamenti per maxi-scostamenti, che dovranno essere per forza molto superiori alla soglia "legale" del 20%, se solo si pensa che l'agenzia delle Entrate si attende che gli scostamenti sopra il tetto-base siano molte decine di migliaia in più rispetto ai 35mila contribuenti che, alla fine, verranno davevro controllati.
Un altro problema è la crisi. Il meccanismo di applicazione del nuovo redditometro non consente, in prima battuta, di collegare i disinvestimenti che effettua un contribuente all'utilizzo di risorse per coprire le spese correnti. In sostanza, il meccanismo non riesce a registrare i casi in cui una famiglia decide di mettere mano al patrimonio per far fronte alle esigenze del mantenimento "concreto". Il problema è che, per il nuovo redditometro, il disinvestimento può solo essere rilevante per la riduzione di eventuali investimenti. Certo il caso di utilizzo ai fini della copertura delle spese correnti accompagnato da uno scostamento rilevante sui redditi potrebbe non essere frequente, ma dovrebbe imporre un confronto per situazioni che solo il contraddittorio con gli uffici potrà risolvere e che non vengono colte in automatico.
Il contraddittorio, del resto, resta il punto centrale. Un meccanismo che, come ha sottolineato Salvatore Lampone, direttore centrale accertamento delle Entrate, punta «a recuperare all'adempimento spontaneo senza farsi condizionare da obiettivi monetari e che, in realtà, dà poco spazio a medie e presunzioni», dato che l'80-90% dei dati rilevanti deriva da spese certe o risultanti da elementi certi. Sul confronto fra le parti si è soffermato Maurizio Leo, già presidente della commissione parlamentare sull'Anagrafe tributaria, che ha ripercorso tutti i passaggi sul confronto fra contribuenti dal reddito contestato, professionisti e Fisco. E che il confronto produca frutti lo dimostrano i dati ricordati da Vincenzo Busa, direttore centrale del contenzioso dell'Agenzia. La mediazione sembra riuscire nell'intento di tagliare il contenzioso se è vero che il 2013 dovrebbe segnare la caduta dei ricorsi in primo grado sotto quota 100mila. Numeri tanto più importanti se si considera che attualmente, secondo Busa, molte controversie sul sintetico rientrerebbero nell'area della mediazione.
Sullo sfondo gli altri temi, ricordati da Paolo Moretti,presidente dell'Istituto per il governo societario (Igs): dalla retroattività, contesa, per i controlli effettuati con il nuovo redditometro alla forza da dare alle presunzioni che derivano dal nuovo strumento.
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