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Questo articolo è stato pubblicato il 26 dicembre 2013 alle ore 20:27.

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L'escalation è destinata a continuare. Le tasse sul risparmio si preparano a un altro anno di aumenti. Merito (se così si può dire) degli ulteriori ritocchi apportati dal Ddl di stabilità. L'imposta di bollo sulle comunicazioni inviate dalle banche su depositi bancari e postali e altri prodotti finanziari salirà ulteriormente dallo 0,15% allo 0,20% (e la stessa aliquota si applicherà anche all'Ivafe, che tassa le attività finanziarie detenute all'estero).

Qualche alleggerimento si preannuncia per i risparmi e gli investimenti più bassi, perché non ci sarà più un minimo dovuto di 34,20 euro. Un accorgimento compensato, però, dal rincaro sulle società, per le quali l'importo massimo passa da 4.500 a 14mila euro.
Uno scenario destinato a portare molto probabilmente il prelievo complessivo oltre il livello che si avvia a toccare alla fine del 2013. La rimodulazione della tassazione sulle rendite finanziarie (con la ritenuta sui redditi di capitale passata dal 12,5% al 20%, escludendo però gli investimenti in titoli di Stato), sommata all'introduzione dell'imposta di bollo proporzionale sul valore delle somme depositate, ha già, di fatto, raddoppiato, tra 2011 e 2012, il gettito per l'Erario: le entrate sono passate da circa 6,7 a quasi 13 miliardi di euro. Un conto ancora in ascesa nel 2013: a fine anno, secondo le stime elaborate dal Sole 24 Ore, si potrebbe arrivare a 17,5 miliardi. Nel calcolo c'è anche la Tobin tax sulle transazioni finanziarie, introdotta dal 1° marzo di quest'anno, anche se al momento i "risultati" non sembrano in grado di centrare gli obiettivi attesi.

Nel 2014 la corsa non si fermerà. I ritocchi al prelievo peseranno di più su chi investe importi elevati, mentre si intravede un miglioramento per chi vuol far fruttare piccoli capitali. Comunque, la quota complessiva del prelievo toccherà anche il 30 per cento. Ad esempio, per un rendimento lordo di 750 euro all'Erario andrebbero 225 euro (si veda il grafico a lato). Numeri che danno la misura della patrimoniale sui risparmi e sugli investimenti introdotta negli ultimi anni. Un prelievo composito, che deriva dalle manovre approvate da governi diversi per tamponare la crisi finanziaria. L'intervento sulle rendite finanziarie, scattato nel 2012, è stato approvato nell'estate dell'anno precedente, con all'Economia Giulio Tremonti. A tenere a battesimo il bollo, invece, è stato il decreto "salva Italia" di Mario Monti, varato nel dicembre 2011. Un'imposta per cui era già previsto in origine un aumento progressivo. Ora, il rincaro allo 0,20% dovrebbe portare nelle casse dello Stato 500 milioni in più, almeno stando alle stime contenute nella relazione al Ddl stabilità. Una previsione che, se effettivamente realizzata, può far salire la tassazione complessiva a oltre 18 miliardi il prossimo anno.

Il Ddl di stabilità non tocca, per il momento, le regole della Tobin tax, su cui pure era stato presentato un emendamento per abbattere sensibilmente le aliquote. Così, dal 1° gennaio 2014, il prelievo, come già previsto, sarà limato allo 0,20% (rispetto allo 0,22% di quest'anno) per le transazioni sui mercati non regolamentati e allo 0,10% (rispetto allo 0,12%) per gli scambi di Borsa. Allo stesso modo, in quella che una volta si chiamava Finanziaria non è entrata la voluntary disclosure: il meccanismo per favorire il rientro dei capitali è atteso nelle prime settimane del nuovo anno.

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