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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2014 alle ore 20:08.
L'ultima modifica è del 16 gennaio 2014 alle ore 21:00.

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L'Italia con 200mila procedure avviate l'anno batte la Germania 20 a 0. Gli altri tre Paesi più virtuosi, infatti, Germania, Olanda e Regno unito, superano di poco le 10mila. È quanto emerge da uno studio condotto da più 800 esperti degli Stati membri dell'Unione europea, coordinato dal presidente dell'Adr center, Giuseppe De Palo.

L'Italian Style esempio in Europa - Un risultato che, come ha sottolineato il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri in apertura del convegno "Mediazione civile in Italia e in Europa" che si è tenuto ieri a Roma, ha indotto l'Europarlamentare Arlene Mc Carthy, a scrivere proprio al Guardasigilli per complimentarsi con il Governo italiano per aver creato un modello di mediazione da «cui l'intera Europa dovrebbe imparare». Il successo è dovuto al meccanismo dell'"opt-out", additato come esempio per accrescere il numero di mediazioni che resta in area Ue all'1%. L'Italian Style di "mediazione mitigata", che crea una porta girevole con la possibilità di abbandonare la procedura dopo il primo incontro con il mediatore è, di gran lunga, il più votato in tutta l'Unione.

Le modifiche annunciate dal ministro - Ma tutto è perfettibile e il ministro Cancellieri annuncia che il ministero sta lavorando a una possibile revisione del Dm 180/2010 «per accrescere ulteriormente la qualità degli organismi e dei mediatori». La speranza del ministro è che «standard qualitativi ancora più elevati possano ridurre considerevolmente il numero degli scettici sulle sue potenzialità». Via Arenula è fortemente impegnato anche sul fronte della trasparenza. «Il ministero – ha detto Anna Maria Cancellieri – sta vigilando al fine di garantire l'assoluta trasparenza nel settore per impedire, in particolare, la costituzione di rapporti di interesse, di qualunque specie o natura tra gli organismi di mediazione ed i mediatori da una parte, e le parti che partecipano al procedimento dall'altra».

Il sostegno del presidente della Cassazione - Si compiace per il numero di richieste di mediazione che torna a crescere, dopo lo stallo che si era creato in seguito alla sentenza della Corte costituzionale, il presidente della Cassazione Giorgio Santacroce:«Passata la tempesta i dati di Unioncamere hanno fatto registrare un vero boom di richieste con il deposito di 1.537 procedure con un aumento dell'84% rispetto alle 835 depositate fino al settembre scorso quando il ricorso era facoltativo». Si rammarica al contrario per le cause Rc auto rimaste fuori malgrado «sembrerebbero prestarsi più di altre a essere definite con soluzioni transattive». Una mancanza che è stata rimarcata – sottolinea Santacroce – da tutti gli esperti del settore, i quali hanno evidenziato come in molti casi relativi a istanze di risarcimento derivanti da incidenti stradali le compagnie fossero propense a non presentarsi: «La loro esclusione per questo lascia francamente perplessi». Il presidente della Suprema Corte traccia anche un identikit del mediatore: «L'attività del mediatore può essere definita come un'attività metagiuridica, perché coinvolge competenze tipiche di un "diplomatico" di carriera, dovendo spaziare dalla comunicazione alla psicologia, dal diritto all'economia e a molti altri ambiti di interesse». Santacroce ricorda che il successo della mediazione dipende dall'atteggiamento delle parti e, ancora di più da quello degli avvocati, l'invito è ad abbandonare preconcetti verso un istituto che sta prendendo piede in tutto il mondo.

Le critiche dell'avvocatura - Nega il pregiudizio il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa. «L'avvocatura non è pregiudizialmente contraria alla mediazione, ma il sistema così non va bene e deve essere rimeditato». Per Alpa l'attuale modello non va incontro alle esigenze dei cittadini e non è in linea con il principio del giudice naturale dettato dalla Costituzione. La prova però che l'avvocatura non si è sottratta alla logica della conciliazione è nei numeri: su 165 ordini, 122 hanno costituito le camere arbitrali.

Il vice presidente del Csm - Iscritto al partito della mediazione "ante marcia" si dichiara il vice presidente del Csm Michele Vietti. Che considera la mediazione uno strumento per sincronizzare gli orologi della giustizia con quelli socio economici del paese. Il neo – sottolineato da Vietti - è che il sistema «non prevede un catalogo ministeriale che solleciti la specializzazione». Anche il vice presidente del Csm sottolinea la scelta incomprensibile di lasciare fuori le controversie Rc auto dalla mediazione: «Lasciare fuori il danno da sinistro stradale, il cui contenzioso riguarda per il 50 una sola regione, è stata una scelta politica, dovuta a logiche corporative». Per Vietti la mediazione è comunque una strada di non ritorno «serve la tempestività della risposta sul contenzioso – conclude il vice presidente dell'organo di autogoverno dei giudici – se non vogliamo che la giustizia sia la palla al piede del Paese».

I numeri - Non ha dubbi Giuseppe De Palo sul ruolo propulsivo che la mediazione potrebbe giocare. Secondo lo studio, infatti, i tempi medi di definizione di un processo civile sono di 1.210 giorni con un costo per l'intero sistema di 15.370 euro, contro 47 giorni di una mediazione con la quale il costo si abbatterebbe a 4.369 euro. In base allo studio se tutti passassero per il mediatore con l'accordo nella metà dei casi, in Italia il risparmio medio sarebbe di 588 giorni e 3.315 euro. A livello europeo il tasso minimo di successo perché la procedura generi risparmi di tempo e denaro in un determinato Paese è del 19% per tagliare sui tempi e del 24 per tagliare i costi. In Italia è sufficiente un tasso rispettivamente del 4% e del 28. Questo perché, ha spiegato De Palo, «i risparmi in caso del successo della singola mediazione sono molto maggiori dell'incremento dei costi se la procedura fallisce».

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